Un po' di pazienza
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Story

Dove nascono le canzoni

In quali luoghi nascono le canzoni e le colonne sonore delle nostre giornate? La risposta è abbastanza semplice: negli studi di registrazione. Ma come nascono questi ultimi? Basta mettere dentro un po’ di strumenti, consolle e altre attrezzature elettroniche in una stanza?

A spiegarci perché non basta e ci vuole invece una scienza - l’acustica - e un designer, che la renda umana e ritagliata sul timbro dell’artista, è Dario Paini, che si è occupato nella sua carriera professionale di realizzare studi di alcuni dei più celebri artisti della musica italiana e non solo.

Oggi l’attenzione in tema di sostenibilità degli edifici è principalmente sull’efficienza energetica degli involucri, ma la qualità acustica di un ambiente è importante quanto il calore o la luce.

Paini, lei si è occupato della creazione di studi di registrazione di importanti autori, da Ramazzotti a Fedez, da Dardust a Jovanotti, da Charlie Charles a Marco Mengoni e Rocco Hunt, e di celebri etichette come Warner e RCA, di Radio e TV come ORF, RDS, ma anche di teatri e sale da concerto, quali sono le differenze d’approccio progettuale?

“Quando lavoro per un artista solitamente mi occupo di tutto ciò che si può sentire, vedere e toccare: acustica, estetica, luce. Poi ovviamente ci sono le altre competente che si occupano del cablaggio audio, del progetto elettrico, dell’aria e della realizzazione della parte edile. Negli anni ho “messo su” un team fantastico di persone competenti e bellissime.

Faccio un lavoro sartoriale e amo sempre variare per offrire un prodotto unico che rispecchi la personalità dell’artista, in grado di fargli trovare l’ambiente ideale per la ricerca e la creazione di un certo di tipo di sonorità. Non c’entra solo l’acustica in senso stretto ma influiscono anche i colori, le forme, i materiali. Uno studio bello che suona bene, suona meglio di uno studio brutto che suona bene! 

Per una sala da concerto occorre invece pensare agli artisti ma anche al pubblico, serve lavorare in équipe con altre professionalità e pensare a qualcosa che sia apprezzabile, anche esteticamente, dalla maggior parte delle persone”.

 

La percezione musicale come insieme di fattori sensoriali, in gergo tecnico sinestesia, l’ha sempre affascinata?

“Sì. Nel 2005 per la mia tesi di dottorato all’Università di Danimarca mi sono occupato dell’acustica degli spazi aperti, “agorà acoustics”. Non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista estetico. Può accadere che, anche se l’acustica della piazza non è perfetta, il fascino storico-architettonico possa comunque restituire nel pubblico un elevato piacere estetico per un concerto. Suonare in un posto bello rende migliore anche la nostra esperienza musicale”.

 

Non si sente solo con l’orecchio… Facciamo un passo indietro, come si diventa acoustic designer?

“Io ci sono arrivato per una via tutta mia. Mi sono laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria gestionale oltre 20 anni fa. Dopo la laurea e una tesi in acustica, sono andato a far gavetta in uno studio di consulenza in campo acustico a Varese, gruppo Concrete, e nel frattempo ho seguito la Scuola di Acustica all’Università di Ferrara. E infine ho svolto il PhD a Copenhagen. Successivamente, ho iniziato a collaborare con IFEC come responsabile acustica Settore Italia e nel 2011 mi sono dato alla libera professione specializzandomi in sale di registrazione, teatri e sale concerti”.

 

Lei è anche un musicista, l’ha aiutata nella professione?

“Senz’altro. Ho sempre amato la musica. Suono il sassofono e mi esibisco dal vivo, dal 1989, con il Distretto 51 (band in cui suonava Roberto “Bobo” Maroni, ex ministro dell’Interno italiano ed ex presidente della Regione Lombardia, scomparso nel novembre 2022, ndr). Suonare mi ha dato modo di comprendere le esigenze e il lessico dei musicisti, e suonare e frequentare l’ambiente mi aiuta a capire anche gli aspetti artistici e psicologici dietro alcune richieste”.

 

La sostenibilità è uno dei temi al centro del dibattito pubblico. Esiste una sostenibilità acustica, un’ecologia del suono?

“Oggi l’attenzione in tema di sostenibilità degli edifici è principalmente sull’efficienza energetica degli involucri, ma la qualità acustica di un ambiente è importante quanto il calore o la luce. Manca però un’educazione al suono e se non c’è un obbligo normativo si punta a risparmiare. Per esempio, i ristoratori capiscono solo dopo la realizzazione del locale l’importanza di avere una buona acustica: mangiare in mezzo al rumore peggiora l’esperienza culinaria (e anche il fatturato!). Ci sono tanti rumori e suoni che normalmente non notiamo. Per questo, porto gli studenti dello IED di Milano, durante le lezioni di acustica e paesaggi sonori, in giro per la città. Chiedo di prestare attenzione a tutto ciò che sentono e scoprono suoni di cui di solito non si rendono conto, per imparare ad apprezzarli tutti e per poi capire quali è meglio controllare per un comfort acustico ottimale”.


Come si progetta uno studio di registrazione?

“Per quanto riguarda l’involucro, le tecnologie sono principalmente due, quella a secco che consiste nel costruire una scatola in una scatola facendola fluttuare su un pavimento galleggiante, e quella modulare, che prevede l’utilizzo di cabine insonorizzate prefabbricate. All’interno avviene poi il trattamento acustico per il controllo di certe frequenze e ci si deve occupare anche di attenuare il rumore prodotto dagli impianti di ventilazione”.

 

Si utilizzano particolari materiali tecnologici per l’insonorizzazione?

“No. I materiali sono solitamente poveri: fibra di poliestere, stoffa, legno, anche sassi. Altri materiali più tecnologici hanno costi più elevati senza significativi vantaggi”.

 

Ha avviato una nuova attività in Svizzera?

“Sì, a Grono, ho dato vita con l’ingegner Sergio Tami a Flume Studio. Ci conoscevano dai tempi di IFEC e siamo complementari, Sergio riesce a valutare meglio alcuni aspetti progettuali, ha una mente pazzesca, e una capacità di sintesi invidiabile, io sono più attento al design e ad altri aspetti. Per questo ci piace lavorare assieme. 

 

Quali sono i progetti ai quali sta lavorando attualmente?

Per quanto riguarda nuovi studi di registrazione ho diversi progetti “in pentola”: quello del cantautore Gatto Panceri e quello di Michele Canova, lo studio di Madame e quello di Ultimo, lo studio di Salmo, in collaborazione con Boxy, e sono affascinato da quella che sto progettando in Giamaica per Alborosie, uno dei maggiori interpreti reggae contemporanei”.

 

Progetti in Canton Ticino?

“Sì, uno molto importante: quello dei nuovi studi radiofonici della RSI a Comano, in collaborazione con IFEC Ingegneria. In questo caso collaboro con lo studio di architettura CCRZ, è molto interessante perché c’è un continuo confronto anche con scenografi e registi, poiché uno studio radiofonico al giorno d’oggi dev’essere anche valutato con occhio televisivo, poiché, dalla tv al web, i programmi della radio oggi si vedono anche”.


Un’ultima domanda. Si definisce Noise Maker e Silent Seeker, produttore di rumore e cercatore di silenzio. Come mai?

“Credo rappresenti bene, l’ambivalenza, e anche le contraddizioni, di lavorare nel campo dell’acustica. Perché, come diceva Miles Davis, la vera musica è il silenzio, e tutte le note non fanno che incorniciare il silenzio”.

 

Perché, come diceva Miles Davis, la vera musica è il silenzio, e tutte le note non fanno che incorniciare il silenzio.

Dario Paini
Anno di nascita: 1971
Professione: Acoustic designer

Nato a Varese (I), dopo la laurea in Ingegneria gestionale e dopo il PhD, nel 1999 si dedica alla consulenza nel settore. Collabora con IFEC Ingegneria, per poi dedicarsi alla libera professione. Si specializza nella progettazione di studi di registrazione (Ramazzotti, Fedez, Marco Mengoni, RCA, ecc.) e sale concerti. È co-fondatore di Flume Studio a Grono (CH).

Flume Studio nasce quest’anno. Flume, come canale fatto dall’uomo, che porta l’acqua, ovvero le idee, progetti, cose belle, da un punto a un altro. 

DARIO PAINI By GIORGIO PAINI

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