Un po' di pazienza
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Story

Il sostegno di una comunità

Un tetto si regge sulle travi, ma anche una comunità ha bisogno di punti di sostegno che le diano la forza di elevarsi. La similitudine viene facile quando si parla della Fondazione Scamoi, perché in valle Leventina “scamoi” è il nome dato alle travi. Siamo nel villaggio di Osco, nel territorio del comune di Faido, e un gruppo di amici ha scelto di diventare il promotore di un recupero di un vecchio edificio per trasformarlo in un luogo di aggregazione. C’è chi a Osco ancora ci vive e chi ci ritorna appena può, perché aveva i genitori originari del paese e ha legato all’odore del fieno, mentre correva nei prati circostanti, il ricordo indelebile delle estati d’infanzia. Mentre gli inverni gli ricordano le partite a hockey vicino alla piazza del paese.

Nel progetto della Fondazione Scamoi si respira la passione per luoghi familiari, l’affetto dei ricordi, ma anche la volontà di guardare al futuro, di tenere viva una comunità che oggi conta poco più di un centinaio di abitanti ma che ha un’ampia rete di relazioni, di persone ancora legate al borgo. Persone che vogliono che gli “scamoi” della comunità continuino a essere ben saldi e resistenti. A raccontarci il progetto che sta prendendo forma a Osco è il presidente della Fondazione Scamoi, Ivan Galli.

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Signor Galli, anche lei è legato a Osco?

Sì, molto. Vi ho trascorso parte dell’infanzia poiché mia madre era originaria del paese. Nel 2017, assieme ad altre persone che condividevano le proprie origini a Osco o che ancora ci vivono, abbiamo deciso di dar vita alla Fondazione Scamoi. Nel nostro Statuto abbiamo quale scopo quello di mantenere vivi o rivitalizzare gli agglomerati, il territorio, i monumenti, le tradizioni, la gastronomia tradizionale, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, ma anche la storia e gli usi locali del vecchio comune di Osco.

 

Lei è il presidente, chi sono gli altri componenti?

Ci sono Silvano Bertolini, vicepresidente, Fabrizio Bernasconi, Fabiola Marzullo, Fabrizio Pedrinis e Valerio Marti nel ruolo di segretario.

Qual è stato il vostro primo obiettivo?

Abbiamo scelto di acquistare dei rustici presenti nel nucleo storico del paese, vicino alla piazza. Vi abbiamo visto la possibilità di recuperarli, ristrutturarli e trasformarli in un punto di aggregazione da offrire alla popolazione, in particolare ai giovani.

 

Cosa diventerà?

Al primo piano realizzeremo una sala con una capienza di circa 25 posti, attrezzata con videoproiettore, impianti acustici, Tv, rete informatica. Sarà la sede della Fondazione, dove conserveremo la documentazione storica, ma sarà uno spazio aperto all’utilizzo da parte della popolazione locale. Il piano terra vedrà una cucina professionale completamente equipaggiata e un banco per la mescita. Vorremmo possa diventare un luogo di ritrovo, nel quale poter organizzare eventi, mostre, riunioni aziendali e tutte quelle attività in grado di rendere Osco un luogo vivo e in grado di attrarre interesse. Vogliamo essere da supporto anche alle attività del territorio. A lato del rustico riattato prevediamo di installare una struttura prefabbricata in legno, una veranda che sostituirà l’attuale tettoia e che vedrà la presenza di una sala, i servizi e anche uno spazio nel quale si potranno vendere i prodotti a km0 del territorio. 

 

Un’occasione di promozione anche turistica?

Anche. Osco si trova lungo il percorso della Strada alta della Valle Leventina da Airolo a Biasca e sono molti gli escursionisti che vi transitano.

 

I lavori sono già iniziati?

Sì, nel corso del 2019 abbiamo formato una soletta interna in cemento armato e stabilizzato i muri perimetrali. Il tetto della vecchia stalla è stato rifatto lasciando a vista la struttura originale con i vecchi «scamoi», poi un plafone con legno di abete, 20 centimetri di isolante e copertura in tegole di cemento, rifarlo in piode sarebbe stato troppo oneroso.

Attualmente è stata praticamente fatta quasi tutta l’istallazione dell’impiantistica ed i rivestimenti dei pavimenti, serramenti ecc..

 

Quando prevedete che possa essere inaugurato?

Il nostro obiettivo è di finire i lavori nell’autunno 2022. Per abbattere i costi molti lavori vengono fatti in economia dai soci, perciò, i tempi di realizzazione sono anche in funzione della disponibilità dei singoli. Inoltre, stiamo proseguendo con la raccolta fondi per riuscire a realizzare il progetto in modo completo, sia attrezzando la cucina, sia realizzando la struttura prefabbricata. Confidiamo che la nostra missione senza fini di lucro e il legame ancora vivo con molte persone originarie di Osco, riescano a raccogliere la somma necessaria.

 

Dove si può seguire l’evoluzione dei lavori?

Abbiamo creato il sito internet fondazionescamoi.ch e la pagina facebook Fondazione Scamoi, dove si trovano tutte le informazioni sulla nostra attività, l’avanzamento dei lavori nell’ex stalla nel centro di Osco e come contribuire per completare il progetto.

 

Il progetto è apprezzato dal paese?

Sì, dopo un primo momento di scetticismo, quello che ora stiamo sperimentando è un interesse generale, anche da parte dei giovani, questo è fondamentale per riuscire a trasmettere la passione per la cultura e le tradizioni di Osco e mantenerla viva. 

 

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Il villaggio di Osco

Nel 2011, il Comune di Osco si è unito ad altri centri della Valle Leventina confluendo nel Comune di Faido. Il forte senso d’identità degli abitanti del paese non è però venuto meno. Un tempo denominato Hosco, situato su un soleggiato terrazzo rivolto a sud-est, il villaggio è di origini antiche: le prime testimonianze risalgono al Medioevo, la presenza della chiesa di San Maurizio è documentata sin dal XII secolo e la sua storia è intrecciata con quella dei somieri, i trasportatori che lavoravano lungo la Via delle Genti.

Il dialetto parlato a Osco è il Taron e tra le specialità gastronomiche tradizionali la torta da Vòsctch (una torta di pane) e la spampezia.

Maggiori informazioni su osco.ch

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