La speranza che nasce dallo sport
“La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo qualcuno si ricorda di accendere la luce”. Così recitava Albus Silente, il maestro di Harry Potter. La scoperta che un figlio o una figlia hanno un tumore è uno degli attimi più tenebrosi per chi è madre o padre. Seguono periodi altrettanti bui di cure, in cui si vorrebbe la bacchetta magica, ma sarebbe già importante se qualcuno si ricordasse di accendere la luce della speranza.
Greenhope è una fondazione particolare. Offre, in tutta la Svizzera, momenti di incontro e svago per le famiglie con bambini e ragazzi affetti da patologie oncologiche e ha scelto di farlo unendo il sostegno a giovani sportivi e grazie anche al supporto dei campioni. Ce ne parla il presidente e co-fondatore Luca Cereghetti.
Riceviamo delle autocandidature e scegliamo quelle che ci sembrano aver capito meglio qual è il nostro approccio allo sport e alla vita, la nostra filosofia
La vostra è un’attività solidale che unisce la passione per lo sport e l’aiuto ai giovani atleti a un sostegno alle famiglie che hanno bambini affetti da tumore. Possiamo dire che è una fondazione insolita.
“In effetti io e l’altro fondatore, Claudio Andenmatten, nel 2011 eravamo alla testa di un team di giovani bikers. Una piattaforma molto interessante, ma tipicamente sportiva. Avevamo però anche vissuto l’esperienza della perdita di un nostro caro ammalatosi di cancro. Perciò decidemmo di far qualcosa per la lotta contro questa malattia a partire dalla nostra passione per la MTB, e così è nato il progetto Greenhope col motto biking against cancer”.
Quando è avvenuto il passaggio alla fondazione Greenhope?
“Nel 2015, visto il crescente interesse attorno all’iniziativa, ci siamo costituiti come fondazione, e abbiamo allargato il nostro sostegno ad altri sport oltre alla MTB. Di anno in anno ci siamo ampliati, arrivando a coinvolgere, pre-Covid, sino a mille persone di famiglie di bambini oncologici. Nel 2022 ci siamo attestati sulle 800”.
Quale tipo di sostegno offrite ai giovani atleti?
“Prevalentemente economico, in denaro, ma può capitare di fornire materiali tecnici. Inoltre, sosteniamo società sportive con progetti dedicati a promuovere i nostri valori. Vorremmo che i campioni di domani siano persone attente anche agli aspetti sociali. Generalmente circa il 30% delle nostre risorse è destinato a questa attività”.
Come avviene la selezione degli atleti?
“Riceviamo delle autocandidature e scegliamo quelle che ci sembrano aver capito meglio qual è il nostro approccio allo sport e alla vita, la nostra filosofia. I risultati sono importanti, ma è altrettanto importante capire cosa significa Greenhope e trovare quindi il giusto approccio”.
Quali discipline praticano?
“Sono diverse, si va dallo sci alla scherma, dal nuoto allo sci di fondo, passando da biathlon e atletica leggera. Poi ci sono le società sportive: hockey su ghiaccio, calcio, basket, MTB e via discorrendo”.
Alle famiglie dei bambini malati di tumore cosa proponete?
“La nostra idea è di offrire momenti di relax e di svago nei quali ricaricarsi le pile, ma anche confrontarsi tra genitori, mentre i bambini giocano e si divertono. Offriamo delle esperienze alla portata di tutti, il loro valore sta soprattutto nel sostegno offerto a chi ha visto la propria vita rivoluzionata dalla malattia del figlio. Spesso significa rinunciare al lavoro per uno dei due genitori, significa affrontare spese che possono mettere in difficoltà le finanze familiari, e si deve rinunciare alle vacanze o allo svago. Invece è fondamentale in queste situazione potersi incontrare, condividere, rilassarsi, ricaricarsi”.
Luca Cereghetti
Anno di nascita: 1982
Professione: Capo della comunicazione e marketing di Pini Group
Originario di Mesocco, in valle Mesolcina, e cresciuto a Lugano, Cereghetti, dopo il Master in Economia presso l’Università della Svizzera Italiana, ha sviluppato le proprie competenze professionali nell’ambito della comunicazione e del marketing, operando nel settore automobilistico e dell’edilizia. Dal 2022 è a capo della comunicazione e marketing di Pini Group. È presidente e co-fondatore della Greenhope Foundation e felice papà di tre figli.
Perché a volte, per creare momenti d’inaspettata felicità, l’importante è che qualcuno si ricordi di accendere la luce della speranza.
Da dove provengono le famiglie?
“Da tutta la Svizzera, e questa è un’altra particolarità. Quella di essere in contatto con associazioni di tutte le aree linguistiche, di fare della multiculturalità e dell’incisività un tratto distintivo”.
In Svizzera, mediamente, sono 200 i bambini al di sotto dei 14 anni e 100 gli adolescenti che sviluppano un cancro. Come scegliete le famiglie da invitare ai vostri eventi?
“Sono le associazioni locali di genitori di pazienti oncologici a invitare i propri iscritti secondo i loro criteri. Dove non sono presenti o ancora ben strutturati, come nella Svizzera Italiana, ci eravamo impegnati a creare direttamente noi dei database”.
Come vi finanziate?
“Abbiamo quattro pilastri. Ci sono le donazioni tout-court di chi crede nel progetto, c’è la vendita di gadget e merchandising: cappelli, magliette, ecc. e ci sono gli eventi di raccolta fondi. Grazie al quarto pilastro, i nostri partner aziendali ed istituzionali, che coprono le spese di gestione della fondazione. Tutto il ricavato da donazioni, gadget ed eventi può essere destinato a giovani atleti e famiglie”.
Esempi delle attività che proponente alle famiglie?
“Alcune sono a livello nazionale, alcune locali. Alcune rivolte a tutti, altre solo ad adolescenti. Per esempio lo scorso anno si è svolto il primo Teeneger Weekend: una due giorni tutta ticinese, nata da una richiesta specifica della Kinderkrebshilfe Schweiz e in collaborazione con il Golf Club Le Gerre di Losone. Ogni anno in estate c’è il Greenhope Family Day. Dal 2017 proponiamo un Lego Day. Lo scorso anno siamo stati ospiti del nostro main partner AFRY a Zurigo e bambini e ingegneri si sono impegnati sul tema dell’energia creando con i mattoncini pale eoliche e impianti solari. Il calendario di appuntamenti è molto fitto e viene programmato con largo anticipo. Esistono poi i Charity Games, che sono eventi nei quali squadre di differenti sport si sfidano davanti ai bambini e alle loro famiglie e a un pubblico che contribuisce a sostenere le fondazione”.
A sentire Luca Cereghetti descrivere la sua più che decennale esperienza con Greenhope sembra che sia la cosa più naturale del mondo mettere insieme atleti, raccogliere donazioni, ottenere la fiducia delle famiglie, e organizzare il tutto con un gruppo di pochi volontari.
Spiega Cereghetti: “Anche noi all’inizio eravamo sorpresi dell’interesse che nasceva attorno al progetto. Il sostegno ricevuto dal mondo dello sport, da quelli che sono diventati i nostri ambasciatori è stato stupefacente. Per noi è stato fondamentale aver creato questa empatia, ci ha consentito e ci consente di andare avanti, fissando sempre nuovi traguardi”.
Perché a volte, per creare momenti d’inaspettata felicità, l’importante è che qualcuno si ricordi di accendere la luce della speranza.
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