Un po' di pazienza
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Jure In Jakob Simcic Povezujeta Vezeta Trte, Luna Fojana 2903
Story

La vendemmia sul confine

Il Novecento ha spostato più volte il confine nelle terre del Collio, quando l’aquila imperiale degli Asburgo fu ammainata, i verdi pendii si ritrovarono contesi tra l’Italia e la Jugoslavia. Poi quest’ultima si disgregò e, dagli anni Novanta, esiste un Collio italiano in Friuli e un Collio sloveno: Goriska Brda.

Edi Simcic Vinograd Pod Hiso V Vipolzah 5160

Per chi ama i bianchi tutto ciò si traduce in un vino dai due nomi: Ribolla e Rebula. Due modi per chiamare lo stesso vitigno, coltivato sui colli da una parte e dall’altra del confine. E dalla parte slovena, a poco meno di un chilometro dall’Italia, vi sono i terreni di Edi Simčič. Sono tredici ettari e mezzo, che, a partire da fine anni Ottanta, hanno portato a creare etichette fatte di passione e amore per il proprio territorio. Edi, oggi, ha 88 anni e da tempo è il figlio Aleks, che ha contribuito a far nascere e crescere l’azienda di famiglia, ad aver preso la guida. Ed è con lui che parliamo di come tutto sia nato da una scelta di voler cambiar vita, o meglio di voler far meglio quello che si ama fare.

 

Signor Simčič, quando iniziaste a imbottigliare le prime bottiglie con le vostre etichette?

“Era il 1989, cominciammo con una produzione di 4mila e ora siamo a circa 60mila”.

 

Lei era un ragazzo, suo padre aveva già superato i 40 anni, come mai scelse di intraprendere quest’avventura

“Aveva lavorato sin da giovane in una cooperativa agricola e non voleva andare in pensione. Voleva fare quello che gli piaceva al meglio, mettere a frutto la propria esperienza. Così prese i terreni di famiglia della nonna e assieme iniziammo a coltivare la vite”.

 

Quindi si rimise in gioco per dimostrare che si potevano fare vini migliori?

“Sì, fu proprio così. E riuscì a comunicare questo suo amore per la vigna, il vino, il terroir anche a me. E io spero di averlo trasmesso a Jure e Jacob, i miei due figli che mi aiutano nell’attività dell’azienda”.

 

Cosa le ha trasmesso suo padre?

“Un credo: fare bene qualunque cosa si faccia. Poi lui dice che la natura parla a chi può ascoltarla. Solo ascoltandola si possono fare previsioni, capire come sviluppare al meglio la vigna, fare i cambiamenti necessari”.

 

Parliamo di territorio, che differenza c’è tra Collio friulano e Goriška Brda?

“Diciamo che noi sentiamo più l’influsso delle correnti mediterranee che si incontrano con le nostre colline a quote maggiori”.

 

Questo microclima ha come risultato dei vini esotici, minerali, con più salinità, corposi e freschi allo stesso tempo. Nel caso dei bianchi hanno un potenziale di invecchiamento fino a 10-15 anni”. E per quanto riguarda la vinificazione?

“Noi facciamo tutto in botte, abbiamo tolto completamente l’acciaio”.

 

La vendemmia 2021 com’è andata?

“Siamo stati fortunati. Non ci sono state grandinate o eventi atmosferici che hanno provocato danni. Un’ottima uva. Noi iniziamo poco prima della metà settembre la vendemmia della bacca bianca e continuiamo con le altre uve per un periodo di 4-6 settimane”.

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Lei si definisce testardo, persistente, laborioso, di mentalità aperta. Per fare il vino serve più la tecnica o la fantasia?

“Ho in programma dove saremo tra dieci anni, come ci arriveremo, chi berrà i nostri vini. L’organizzazione e l’aspetto tecnico sono fondamentali. Ma il vino è passione, un amore che scalda l’anima e santifica il lavoro. Perciò è giusto che le emozioni trovino spazio. Perché il vino giusto è quello che mi conquista al primo bicchiere. È amore a prima vista”.

 

Il vino si fa in vigna o in botte?

“Il carattere di un’annata si plasma durante il periodo della fioritura e della maturazione; e non è mai influenzato esattamente dagli stessi rapporti tra il calore del Sole, la pioggia o la tempesta. Con la nostra cura e il nostro lavoro siamo solo un supporto alla vite nel dare il meglio che era destinato alle uve. Dopodiché, i nostri vini riposano semplicemente nella loro cantina. Dobbiamo lasciarli diventare secondo la qualità d’annata. Questo è il fondamento del nostro stile di vino”.

 

Il vostro è un vino che si ispira molto ai ritmi naturali.

“Sì. La natura ci insegna a pensare in modo naturale nel nostro lavoro quotidiano. La rugiada del mattino dice qualcosa sulla brevità della vita e le radici possono insegnarti molto sulla persistenza. Il sole incoraggia una ricchezza di pensieri sull’abbondanza; grani ghiacciati ci ricordano che anche una pausa e una riflessione hanno il loro scopo. Il nostro approccio al lavoro prende ispirazione dalla natura e questo influisce ovviamente anche sulla produzione”.

 

Il vostro cavallo di battaglia è la Rebula. Ma proponete anche altri assemblaggi. E non avete solo bianchi. Ci parli delle vostre etichette.

“Abbiamo Rebula in purezza, ma la proponiamo anche con un uvaggio nella quale incontra lo Chardonnay e Sauvignon; è il Triton Lex, un vino di struttura, aromatico ed equilibrato. Abbiamo anche etichette di Malvasia, Pinot bianco e Pinot grigio. Il nostro rosso è il Duet con Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Stiamo lavorando anche sulla produzione di etichette di vini realizzati con uve provenienti da singoli vigneti. Come il Fojana Rebula, il Fojana Sauvignon, il Kozana Chardonnay e il Kozana Merlot”.

 

Abbinamenti consigliati?

“Con la Rebula piatti freddi o pesce crudo, va benissimo tutto ciò che ne esalta la salinità. Il Triton Lex è invece un vino più strutturato, che può invecchiare e che si può bere anche a tutto pasto”.

 

Obiettivi per il futuro?

“Stiamo aumentando la superficie coltivata a 15 ettari. E vogliamo riuscire a continuare a trasmettere la nostra passione per il vino e il territorio, realizzando vini sempre migliori ma in armonia con la natura”.

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Breve storia della Ribolla gialla o Rebula

La prima documentazione scritta che testimonia l’esistenza di quest’uva si trova in un contratto notarile del 1289 relativo ai terreni vitivinicoli della regione Friuli. “L’indulgenza” verso i vini Ribolla fu indicata nel Trecento come uno dei peccati di gola dal poeta italiano Giovanni Boccaccio, e quando il duca d’Austria, Leopoldo III d’Austria, stabilì il regno su Trieste, la città doveva fornirgli ogni anno 100 urne del miglior vino Ribolla della regione. Nel 1402, la reputazione del vino ottenuto dall’uva era tale che la città di Udine fu costretta a emanare una legge che proibiva l’adulterazione di qualsiasi vino prodotto da Ribolla. Poi l’epidemia di filossera del XIX secolo distrusse molte piantagioni di Ribolla e molti proprietari hanno poi scelto di ripiantare la loro terra con uve da vino francesi importate come Merlot e Sauvignon Blanc. Negli ultimi anni vi è stato però un ritorno al vitigno autoctono, con ottimi risultati enologici.

Aleks Simčič
Anno di nascita: 1968
Professione: viticoltore e produttore di vini

Aleks Simčič è figlio d’arte. A fine anni Ottanta inizia a lavorare con il padre Edi nella nuova impresa di famiglia per produrre vini nella tenuta nel Collio sloveno al confine con l’Italia. Negli anni impara l’arte della vinificazione dal padre e ora guida l’azienda aiutato dai due figli. Si definisce testardo, persistente, laborioso, di mentalità aperta.

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