Un po' di pazienza
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Costruire meno, costruire meglio

Il territorio non è infinito. In zone dal valore naturalistico e paesaggistico e dal delicato equilibrio idrogeologico è perciò fondamentale che si sviluppi una cultura urbanistica e del costruire.

Cosa significa? Vuol dire stabilire quale modello di società si desidera, quale vivibilità dare ai centri abitati e come trovare un equilibrio tra esigenze territoriali, ambientali e istanze economiche.

È ciò che è chiamato a fare chi si occupa di pianificazione del territorio. Non si tratta solo di competenze tecniche, ma di conoscenza della materia associata alla capacità di ascolto e di sintesi. Ne parliamo con Sergio Rovelli e Tommaso Piazza di Planidea, studio di pianificazione del territorio ed urbanistica con sede a Canobbio.

Innanzitutto, come si diventa pianificatori?

Sergio Rovelli: “A livello federale esiste il REG, la Fondazione dei Registri svizzeri dei professionisti nei rami dell’ingegneria, dell’architettura e dell’ambiente. Chi ha conseguito una formazione superiore in Pianificazione del territorio, comprovata da un’adeguata esperienza professionale, come me e Tommaso può iscriversi al REG A”.

Tommaso Piazza: “Per esempio, dopo una formazione di base in geografia, ho scelto di seguire un master specifico in Pianificazione del territorio all’Università di Ginevra, a seguito del quale ho potuto iscrivermi al REG A ed essere membro ordinario della Federazione svizzera degli urbanisti”.

Sergio Rovelli: “Io, invece, dopo il diploma di ingegnere rurale, che oggi si chiama ingegnere ambientale, e che combina materie come la statica e la botanica, ho seguito e concluso il corso postdiploma in Pianificazione del territorio all’istituto ORL del Politecnico di Zurigo.”

 

Il vostro team quale altre competenze possiede?

Sergio Rovelli: “La natura multidisciplinare della pianificazione del territorio vuole che collaborino insieme ingegneri, geografi, urbanisti-pianificatori, architetti ma anche laureati in scienze dell’ambiente e disegnatori/geomatici”.

 

Quando nasce Planidea?

Sergio Rovelli: “All’inizio c’era la collaborazione tra gli ingegneri Lepori e Borella, poi nel 1991 io, assieme all’ingegner Borella, abbiamo dato vita a Planidea SA. Con il tempo Borella è andato in pensione e ora c’è una nuova fase di aggiornamento e crescita. Tommaso mi è subentrato nella direzione. L’obiettivo è di sviluppare le competenze necessarie per essere al passo con i tempi e con l’evolversi dell’urbanistica e della pianificazione in modi sempre più complessi”.

 

Un esempio di progetto di particolare interesse?

Tommaso Piazza: “Ogni anno seguiamo numerose varianti di piano regolatore, che possono essere anche molto differenti tra loro per complessità e tematiche affrontate. Seguiamo anche qualche revisione generale di piano regolatore, si tratta però di lavori meno frequenti. Vi sono però due tematiche che saranno sempre più importanti. La prima concerne la verifica del dimensionamento delle zone edificabili, che è un tema prevalentemente tecnico, ma dai risvolti politici, economici e giuridici molto complessi. La seconda è relativa ai PAC, i programmi di azione comunale, detti anche masterplan o PDCom, piano direttore comunale. In questo caso si combinano diverse discipline legate all’urbanistica, all’ambiente, al paesaggio sino alla mobilità, in una visione non solo tecnica ma anche strategica. È necessario un lavoro di mediazione del Municipio per arrivare a una visione strategica del proprio territorio che permetta di far evolvere i Piani regolatori in un quadro portatore di una visione di insieme e politicamente consolidato. Finora abbiamo allestito PAC per una quindicina di Comuni come, per esempio, Sorengo, Comano e Monteceneri”. Con un gruppo interdisciplinare abbiamo altresì avuto l’opportunità di partecipare al mandato di studi in parallelo per l’allestimento del PDCom della Città di Lugano. 

 

Com’è cambiata negli anni la pianificazione del territorio?

Sergio Rovelli: “Possiamo dire che la prima generazione di piani regolatori tra fine anni Settanta e inizi Duemila era concepita per edificare senza porsi troppi limiti. Ora possiamo dire che spesso non è stata una scelta lungimirante, poiché ci si è accorti che si è sprecato territorio e perso valore paesaggistico. Con la votazione del 2013 il popolo svizzero ha preso atto di questa situazione e di conseguenza, oggi in Ticino i piani regolatori non possono più prevedere l’aumento del perimetro edificabile. Oggi siamo chiamati a portare la qualità del costruire e del costruito nel tessuto già esistente e nelle aree interstiziali ancora libere, ciò che passa anche attraverso la creazione di spazi comunitari per una migliore qualità della vita”.

 

La vostra professione è diventata più difficile?

Sergio Rovelli: “La nuova impostazione sancita nel 2013 comporta una crescita della percezione del cittadino di che cosa significhi pianificare il territorio. Se prima ogni proprietario poteva sperare di avere un pezzetto di terreno edificabile ed essere libero di costruirci, oggi gli si deve invece dire cosa e come può costruire e questo significa creare potenziali conflittualità. Bisogna perciò agire non solo tecnicamente, ma anche operare perché le scelte maturino politicamente e democraticamente. E questa è un’operazione impegnativa in termini di risorse e che va oltre le competenze strettamente urbanistiche e pianificatorie”. 

 

Perché ognuno ha le sue ragioni?

“Sì, ci sono gli interessi dei proprietari e promotori immobiliari che vogliono continuare a costruire senza troppe restrizioni, e quelli di chi invece chiede maggiore tutela ambientale e promozione della qualità degli insediamenti. Servono strumenti che mettano d’accordo protezione del territorio ed economia, perché senza le risorse della seconda non si può fare la prima e senza la prima, la seconda si troverà presto senza argomenti”.

 

Lo sviluppo della mobilità ha condizionato le scelte urbanistiche del passato. Ora?

Sergio Rovelli: “Negli anni ’50 e ’60 la diffusione di massa dell’automobile era associata all’idea di libertà, ora nelle grandi città sono diventate un problema per la qualità della vita dei residenti e si cerca di invertire la tendenza”.

 

E a livello ticinese?

Tommaso Piazza: “Ci sono ancora progetti infrastrutturali di respiro regionale, come ad esempio l’ampliamento dell’autostrada tra Lugano e Mendrisio, la circonvallazione Agno-Bioggio, ma a livello comunale, solo raramente si è confrontati con l’esigenza di realizzare nuove connessioni strali; spesso di stratta di puntuali misure di adeguamento e completamento della rete esistente. Nei masterplan vi è la volontà di gestire la mobilità in modo più sostenibile”.

Sergio Rovelli: “Dobbiamo pensare che nelle città lo spazio è limitato e occorre trovare un equilibrio: la mobilità alternativa a quella motorizzata privata non dev’essere una scelta ideologica ma servire a vivere meglio”.

Tommaso Piazza: “La mobilità è legata soprattutto all’abitudine, e andare a cambiare, anche in maniera minima le abitudini delle persone trova spesso delle resistenze. Per esempio, le zone che diventano a 30 all’ora vedono delle resistenze di una frangia della popolazione che teme di perdere tempo, quando in realtà, i tempi medi di percorrenza restano pressoché invariati”.

 

La tendenza a livello internazionale è di rivitalizzare i quartieri delle grandi città. In Ticino?

Sergio Rovelli: “Nelle nostre città siamo già abbastanza vicino al modello parigino, ci sono negozi e servizi distribuiti. La criticità maggiore è nei paesi di periferia. Dove c’è un’alta mortalità dei negozi o non c’è più neanche un ristorante. Occorre capire se si può invertire questa tendenza”. 

Tommaso Piazza: “Quando ci si allontana dal centro non sempre c’è la massa critica che giustifichi l’economia di un negozio. Bisogna pensare ad altri modelli: pubblico o pubblico-privato, come i consorzi o le cooperative. Altrimenti la periferia vedrà solo residenze di persone che si spostano poi per raggiungere i servizi creando maggior traffico”.

 

Non di soli masterplan vive il pianificatore, di quali altri servizi vi occupate?

Sergio Rovelli: “Ci occupano anche di progettazione di spazi pubblici e di studi ambientali, seguiamo ad esempio i cantieri dal punto di vista della protezione dell’ambiente. Sono attività complementari che ci aiutano a meglio comprendere anche le esigenze strategiche del territorio e come sia possibile concretizzarle”.

 

Signor Piazza, lei ha studiato e lavorato nell’ambito della pianificazione in Svizzera francese, prima di tornare in Ticino. Ha notato delle differenze?

Tommaso Piazza: “C’è una differenza di fondo che deriva dalle leggi specifiche ai singoli Cantoni. I Comuni a Ginevra non hanno un vero e proprio piano regolatore, che è gestito a livello cantonale, mentre il principale compito attribuito ai Municipi è quello di elaborare il proprio Piano direttore comunale. Ma vi è soprattutto una differenza di sensibilità. A Ginevra è ormai prassi consolidata prevedere una fase di coinvolgimento delle associazioni, della popolazione e dei vari portatori di interessi, che apportano una cosiddetta “esperienza di terreno”. In Ticino ci sono comunque già esempi analoghi e si sta andando pian piano in questa direzione, che riduce le possibili conflittualità ma che richiede maggiori risorse e competenze non solo tecniche”.

 

E fuori dal lavoro, cosa fa un pianificatore?

Tommaso Piazza: “Io amo molto il Ticino, anche per questo ho scelto di tornarci, nonostante abbia studiato e lavorato a Ginevra. Perché credo che la conoscenza e la passione per il territorio siano fondamentali per dare una motivazione maggiore al nostro lavoro. Il mio modo di viverlo fuori dall’ufficio è soprattutto andando a pesca”.

 

Torrenti o laghi?

Tommaso Piazza: “Entrambi, mi piace pescare, è un ottimo modo per vivere il territorio con un ritmo più rallentato e meno frenetico, andando a vedere posti poco frequentati. E poi l’altra mia passione è l’hockey”.

 

E lei signor Rovelli?

Sergio Rovelli: “Io invece amo molto andare in montagna. La mia però non è una passione alpinistica. Non voglio per forza arrivare in cima ma vivere una dimensione più esplorativa. Da ragazzo ho subito il fascino dei reportage di Walter Bonatti e negli anni sono riuscito a raggiungere alcune delle montagne e vulcani che lui aveva così ben descritto, dal Venezuela all’Uganda, all’Indonesia. Vivo quindi la montagna con un approccio ecologico ed antropologico, cerco di capire tutto ciò che vi ruota attorno e la magia che ciò sprigiona”.

Sergio Rovelli
Anno di nascita: 1959
Professione: Pianificatore REG A

Dopo il diploma in ingegneria rurale, frequenta il corso in Pianificazione del territorio all’istituto ORL di Zurigo e nel 1991 con l’ingegner Borella fonda Planidea SA di cui è attualmente presidente. Vive a Sala Capriasca, è sposato e ha una figlia ed un figlio. È appassionato di montagna e di viaggi, con approccio “ecologico e antropologico”.

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Tommaso Piazza
Anno di nascita: 1991
Professione: Pianificatore REG A

Dopo una formazione da geografo, consegue un master in Pianificazione del territorio a Ginevra. Dopo l’esperienza professionale nella Svizzera francese, è tornato a vivere con la moglie a Lugano. Ricopre la carica di direttore in Planidea SA. Ama andare a pescare su laghi e torrenti ticinesi e praticare l’hockey.

2023.09.26 Planidea 020

Benvenuta in famiglia!

Planidea SA è nata nel 1991 ed è una società di consulenza, con sede a Canobbio, specializzata in Pianificazione del territorio. Nel 2023 è entrata a far parte di Galli Group. Si tratta di un ulteriore tassello del gruppo nel proseguire nella filiera di “creare, abitare, vivere”. All’attività di progettazione, di costruzione, di consulenza e di gestione immobiliare, si affianca ora quella di pianificazione del territorio. Dalla strategia alla finalizzazione, Galli Group conta oggi su aziende dalle solide radici e proiettate verso le sfide del futuro. 

Dobbiamo pensare che nelle città lo spazio è limitato e occorre trovare un equilibrio.