Un po' di pazienza
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Story

Parlare con i colori

Un giorno stai giocando a golf. Pensi che la vita ti ha donato molte soddisfazioni. Sei uno stimato manager e frequenti importanti artisti e personalità della cultura. Vivi con una donna che ami e che ti ama. Puoi goderti la brezza del mare al timone della tua barca e viaggiare per il mondo. È vero, gli anni sono passati, però ti senti ancora in armonia con il mondo attorno a te. 

Poi, all’improvviso, ti ritrovi a terra, gli arti e la lingua non rispondono più. Inizi a perdere conoscenza. Potresti pensare che sia finita. Invece comincia la tua seconda vita. È più faticosa della prima, sei seduto in carrozzina, ti esprimi con fatica, devi fare riabilitazione.
Ma tu decidi di non arrenderti e trovi un nuovo modo per esprimerti. È fatto di forme e colori. È il linguaggio dell’arte. Questa è la storia di Renzo Zendralli, ce la siamo fatta raccontare dai suoi vividi occhi e dalla voce della moglie Nadia.

Ci troviamo al tavolo del Bistrot di Grono. Renzo Zendralli, 78 anni, studi da ingegnere e una vita trascorsa ai vertici di Antonini & Ghidossi SA, impresa generale di Bellinzona, arriva sulla sua carrozzina spinta dalla moglie Nadia. Ora è lei la sua voce, è lei l’interprete dei suoi ricordi, dei suoi gesti e delle sue espressioni. Lo è da quando un ictus nel 2012 gli ha provocato una paresi al lato destro e un’afasia che non gli consente di parlare come vorrebbe.

 

Iniziamo dall’oggi, dal Centro educativo per minorenni Von Mentlen di Bellinzona, dove si trova l’esposizione che ospita una selezione di opere di Zendralli e di alcuni celebri artisti della sua collezione. Com’è nata l’idea?

“Renzo - spiega la moglie Nadia - conosce il direttore del Von Mentlen (Vito Lo Russo, nella foto a destra, ndr)  sin da quando Vito era collaboratore di una società che lavorava con Antonini & Ghidossi SA. 

Vito poi cambiò percorso professionale ma ha sempre avuto una grande stima per Renzo, che si è occupato anche della ristrutturazione dell’istituto; perciò, quando un giorno si sono incontrati, gli ha detto che sarebbe stato un onore esporre i suoi quadri e che sarebbe stata un’occasione utile anche per i ragazzi del centro, per capire il valore dell’arte e aprire la struttura al pubblico per farla conoscere all’esterno”.

 

Le opere sono esposte in alcune sale e alcuni corridoi al pianterreno del Von Mentlen e la mostra è stata curata dall’operatore nel settore dell’arte Vito Calabretta. L’allestimento è però il frutto di un progetto più ampio.

“Sì, Calabretta sta portando avanti un progetto di ricerca (“Geografie dell’espressione - Politica del soggetto, forma e corpo”, ndr) per capire e descrivere il ruolo che l’arte svolge nella vita di Renzo: prima collezionista, ora pittore, ma è come se fosse il filo rosso che ne tiene insieme l’esistenza. Per lui è come un’autoterapia, come se attraverso i quadri presentasse se stesso, il mondo che ha dentro e che altrimenti non riesce a esprimere”.

È stato come uno tsunami. Aveva 67 anni, parlava 5 lingue, amava viaggiare e di colpo perse tutti i suoi punti di riferimento. 

 

Torniamo al 2012. Com’è cambiata la vostra vita?

“Dopo il 7 giugno 2012 - dice la signora Nadia, ricordando la data scolpita in modo indelebile nell’esistenza della coppia - è stato come uno tsunami. Aveva 67 anni, parlava 5 lingue, amava viaggiare e di colpo perse tutti i suoi punti di riferimento. Restò tra la vita e la morte, sopravvisse con un’emiplegia al lato destro e un’afasia che non gli consente di parlare correttamente. Fece riabilitazione e logopedia, ma il neurologo disse che doveva soprattutto coltivare le sue passioni. Ricominciammo a viaggiare, poi un giorno mi disse di portarlo alla Coop Edile. Mi indicò il reparto delle tele e dei colori per pittura. Si comprò tutto e una volta a casa si mise in giardino e iniziò a dipingere sul tavolo di marmo. Rappresentò delle alte costruzioni che però erano in bilico. Comunicava l’equilibrio instabile in cui si sentiva”.

 

La passione per la pittura quando è nata?

“Da bambino si dilettava con acquarelli e disegni, poi però, dopo gli studi in ingegneria, l’arte l’ha vissuta da amatore e collezionista, incontrando e frequentando galleristi e artisti, promuovendo giovani talenti. In collaborazione con Luigi Cavadini, aveva creato uno spazio a Bellinzona dedicato alla selezione di giovani artisti cui veniva data la possibilità di esporre. Lui però in età adulta non aveva più dipinto».

 

I suoi pittori preferiti?

“Ha sempre avuto una passione per i futuristi, negli anni Ottanta promosse una mostra su Depero a Bellinzona. Poi ha collezionato opere di esponenti del Nouveau Réalisme: César, Arman, Spoerri, delle postavanguardie italiane: Isgrò, Rotella, Vaccari, di artisti svizzeri emergenti: Beretta, Amstutz, Fiorini, e anche opere di altri nomi dell’arte: Paolucci, Morlotti, Dobrzanski. Ma soprattutto di molti di loro, come Spoerri è diventato amico, anche per le comuni frequentazioni con Mario Botta”.

 

A cosa si ispira per le sue opere?

“All’inizio i suoi dipinti riproducevano delle costruzioni e prevalevano delle forme geometriche, poi è passato ai paesaggi. Quello che non è mai cambiata è la vitalità che esprimono i suoi colori. Non sono mai scuri e danno gioia. Dai colori delle campagne toscane sino all’azzurro del mare. Così esprime anche i suoi ricordi di viaggio, la sua passione da skipper. Siamo stati sull’Etna in un periodo di eruzione e quei colori forti li ha trasmessi sulla tela. Dentro ha ancora un mondo colorato e vuole comunicare che anche ora continua ad apprezzare la vita e la bellezza dell’arte e della natura. In questi anni ha realizzato oltre duecento quadri”.

 

Anche il fratello di Renzo, Sandro, si è dedicato alla pittura. Una passione di famiglia?

“Sì, dev’esserci qualcosa in famiglia. Sono patrizi di Roveredo ma sono nati a Mendrisio, perché il padre era capostazione e girava in Ticino. Per un certo periodo vissero anche a Faido e lì nacque la sua passione per l’Inter, che vi andava in ritiro. Suo fratello Sandro, dopo una vita da architetto, si è dato alla pittura, anche se in modo più professionale. Inoltre, a Roveredo, un loro cugino era famoso perché riusciva a imitare i grandi della pittura. Renzo ha fatto l’ingegnere ma ha sempre avuto uno spirito artistico: la passione per la musica classica e per i quadri”.

 

Continuate a viaggiare e a visitare musei, la carrozzina è un problema?

“Devo dire che la sensibilità per eliminare le barriere architettoniche è aumentata ovunque: in Svizzera, in Italia, in Francia e in Inghilterra. Siamo stati anche al Louvre di Abu Dhabi e anche lì c’era la corsia preferenziale, la navetta. Ai templi di Agrigento ci hanno lasciato entrare in auto. Sì, possiamo continuare a viaggiare e vedere i capolavori d’arte anche se Renzo è in carrozzina”. 

Ci congediamo dalla signora Nadia e suo marito. Lo guardiamo un’ultima volta negli occhi, sono occhi che parlano, che conservano i colori delle estati da ragazzo a Faido, delle tele, degli amici pittori, dei viaggi sulle pendici del vulcano e delle regate tra le onde. Colori pronti a trasformarsi in dipinti sulla tela.

Renzo Zendralli
Anno di nascita: 1945
Professione: Ingegnere

Dopo gli studi in ingegneria, per molti anni è direttore dell’impresa generale di Bellinzona, Antonini & Ghidossi SA. È stato membro del Cda della società di assicurazione Pax. Filantropo e appassionato d’arte, è stato promotore di mostre e di eventi per valorizzare giovani talenti artistici. 

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Centro educativo per minorenni della Fondazione Von Mentlen

Il CEM accoglie minorenni di ambo i sessi, tra i 6 e i 18 anni, che per difficoltà personali o familiari necessitano di un supporto educativo e di protezione a breve, medio e/o lungo termine, diurno o residenziale, al di fuori della loro famiglia di origine.

L’inizio dell’attività del Von Mentlen, situato a Bellinzona, in via Athos Gallino 4, risale al 1911, a seguito delle disposizioni testamentarie della sua fondatrice Valeria von Mentlen-Bonzanigo, la quale destinò tutte le proprie sostanze alla creazione di un ricovero per l’infanzia.

 

Negli anni ‘90 del Novecento, l’istituto è stato oggetto di un’importante ristrutturazione e ammodernamento con la suddivisione degli spazi in due blocchi ben distinti: l’unità abitativa e lo stabile che accoglie la scuola elementare “Unità scolastica differenziata” gestita direttamente dal DECS. L’istituto è autorizzato come Centro educativo per minorenni (CEM).

 

istvonmentlen.ch

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