Un po' di pazienza
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Story

Dal villaggio alla megalopoli

Essere esperti o fare esperienza? L’avvocato David Valletta, nella vita, ha scelto di rispondere: entrambi. 

Alla crescita professionale è riuscito a unire la sua passione per conoscere nuove realtà: da Grono a São Paolo, dai Grigioni al Brasile. Una vocazione da giramondo ereditata forse dall’essere cresciuto in Svizzera da genitori di differenti nazionalità, coltivata con la valigia in mano, sempre pronto a partire per nuove esperienze e l’incontro con culture extraeuropee. 

L’abbiamo intervistato per comprendere quale valore ha portato nella sua vita la scelta di incontrare diverse realtà umane, sociali e professionali.

La sua infanzia è trascorsa in un piccolo paese del Grigioni italiano, da dieci anni vive nella più grande città del continente americano. Com’è avvenuto?

“Sono cresciuto a Grono e ho frequentato le scuole nella Svizzera italiana. Mio padre è di nazionalità italiana, mia madre è spagnola, perciò, ho sempre viaggiato molto, sin da bambino, e mi hanno sempre incuriosito le città e le località esotiche. Poi dopo gli studi in legge a Zurigo, nel 2005 sono entrato in UBS e ho iniziato a lavorare nei rapporti con la clientela brasiliana. Per perfezionarmi nello studio della realtà brasiliana nel 2009 ho vissuto un anno e mezzo a San Paolo”.

 

Il ritorno in Svizzera non è però durato molto?

“No, nel 2011 ho lasciato UBS e dopo sei mesi sabbatici in giro per il mondo, tra le diverse offerte lavorative ho scelto quella di Citibank, una banca statunitense. Mi sono trasferito a San Paolo e ho operato per la banca sino al 2016. In quell’anno ho deciso di avviare uno studio legale con due soci. Ho ottenuto il brevetto di avvocato e mi occupo prevalentemente di Diritto tributario e societario. I miei clienti sono soprattutto gli investitori che vogliono venire in Brasile o le società brasiliane che vogliono investire all’estero. I miei soci si occupano invece di Diritto del Lavoro e Diritto civile”.

 

Com’è vivere in Brasile?

“Il Brasile è un Paese bellissimo, vasto, con paesaggi straordinari e, a volte, anche pericolosi, con una grande diversità di vegetazione e animali. A differenza di quanto si possa immaginare in Europa la popolazione è in maggioranza bianca: circa il 60%. È una nazione dalle immense ricchezze e potenzialità. Il settore immobiliare continua a esplodere. Un possibile problema del Brasile è la valuta. Per un investitore straniero questo può essere un limite. Se investo e poi nel tempo la plusvalenza si svaluta, anche se gli affari vanno bene, non ho più guadagno”.

 

È un problema di gestione pubblica?

“Non solo. Credo che il problema di fondo sia sociale. In generale, le persone considerando il proprio interesse superiore all’interesse della società e chiaramente questa caratteristica si riscontra nella politica con conseguenze molto gravi. Esistono risorse enormi, ma evidentemente la finalità dell’amministrazione pubblica non è l’interesse alla popolazione ma solo quello di determinati gruppi  e partiti politici.  Il risultato, in assenza di necessarie riforme, è un’economia che non riesce a svilupparsi. Durante il primo governo Lula, e un po’ nel secondo, l’economia era esplosa perché esportava materia prima verso la Cina che vedeva il Pil crescere del 15-17% l’anno. Di conseguenza anche il Brasile cresceva del 10%. Quando la Cina ha ridotto gli acquisti, l’economia brasiliana si è ridimensionata. Eppure, c’è un grande potenziale. Ci sono aziende molto buone e molto competenti, Per esempio, nonostante si possa pensare il contrario,  credo che il servizio medico in Brasile sia a un livello superiore di quello svizzero. Le risorse investite e l’esperienza professionale dovuta alle differenti situazioni mediche affrontate quotidianamente, hanno permesso l’eccellente sviluppo del settore. Comunque, si tratta di eccellenze per le quali, la maggior parte delle volte, occorre pagare.”

 

Passare da Grono a Zurigo e poi a San Paolo, dal villaggio alla megalopoli. È stato difficile ambientarsi?

“L’ho vissuta come qualcosa di normale. Il cambio è avvenuto per fasi e ho sempre viaggiato all’estero. Da figlio di genitori stranieri ero spesso in Italia, e in Spagna.  Con il crescere mi sono accordo di aver sviluppato un’identità liquida, non molto definita da parametri nazionali. Altri nel corso della vita ne mantengono una molto definita, io ho preso delle caratteristiche dai vari luoghi, dalle varie esperienze”.

 

Questa identità eclettica influisce sulle relazioni personali.

“Ho una compagna brasiliana, Tatiana. È una persona splendida molto leggera, e ciò rende le cose più semplici. È una caratteristica che si respira molto in Brasile. Esiste una leggerezza, una tolleranza ad accettare le diverse situazioni che non si ha in Svizzera o in Europa. Dove le realtà sono molte omogenee a livello economico-finanziario e sociale, è più difficile accettare le differenze. Invece, si può scoprire che anche realtà molto difficili hanno alla base valori e sentimenti di solidarietà. Vivere in Brasile mi ha aiutato a riscoprirli. In generale, i brasiliani sanno godersi di più la vita, come se sapessero che i veri problemi sono ben altri.”.

Ci sono anche dei lati negativi del Brasile?

“Il problema è che come in tutti i paesi giovani, dove esiste un capitalismo sfrenato, si bada parecchio ai soldi e al successo personale o familiare, cresce l’egoismo non c’è un sentimento diffuso di bene comune. Questo accresce le diseguaglianze e complica la gestione pubblica”.

 

È stato facile integrarsi in Brasile?

“Non mi sono mai posto questa domanda. Non ho percepito ostilità verso di me in quanto straniero. Qui il problema dell’immigrazione è meno sentito che in Svizzera ed in Europa. Una persona che arriva qua dalla Svizzera è solitamente ben vista”.

 

Per chi è abituato a trascorrere l’inverno tra la neve com’è il Natale in spiaggia?

“Qui a Natale è estate e ci sono 30-32 gradi. Per cui per me è come se non esistesse, non lo sento. Per questo tornavo sempre a Grono dai miei per festeggiarlo. A causa della pandemia però è da due anni che non riesco a volare in Svizzera per Natale. Qui per me il cenone è una cena normale, manca l’atmosfera. Invece il Capodanno è molto più divertente viverlo in Brasile”

 

Mantiene i rapporti con la Svizzera?

“Sì, prima della pandemia tornavo tre volte l’anno. Continuo a seguire le vicende svizzere sui vari siti d’informazione quasi tutti i giorni. Ci sono molte cose positive, che mi mancano ma oggi credo che la mia casa sia più in Brasile”.

 

Ve ne saranno altre?

“Dipendesse da me continuerei a muovermi, quando ho potuto ho girato anche gli altri Paesi sudamericani, credo che fare nuove esperienze di vita produca una ricchezza personale molto vasta. Purtroppo, occorre anche produrre e per certe tipologie di professione è difficile essere nomadi o ripartire ogni volta da zero”. 

 

Per i brasiliani è São Paolo, per gli atlanti, con i suoi oltre 12 milioni di abitanti, è la città più popolosa del continente americano e dell’emisfero australe. A differenza di Rio de Janeiro, l’altra celebre città brasiliana, non sorge sulle rive dell’Atlantico: il centro dista una settantina di chilometri dall’oceano, la periferia circa 35 km. Si trova a circa 800 metri sul livello del mare ed è attraversata dal Tropico del Capricorno, ha un clima subtropicale, con una stagione fresca e relativamente secca da giugno ad agosto e una stagione calda e piovosa da novembre a marzo. È il centro finanziario del Brasile e anche quello con la maggior vivacità culturale.

Tra i simboli di San Paolo: la cattedrale neogotica, l'Edifício Martinelli (un grattacielo del 1929), e il curvilineo Edificio Copan dell'architetto contemporaneo Oscar Niemeyer. La chiesa del Pátio do Colégio, costruita in stile coloniale, sorge nel punto in cui i gesuiti fondarono la città nel 1554.

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David Valletta
Anno di nascita: 1976
Professione: Avvocato

 

Cresciuto a Grono, nel Grigioni italiano, dopo gli studi in legge a Zurigo e in Spagna, nel 2005 entra in UBS e inizia a lavorare con la clientela brasiliana. Nel 2009 si trasferisce per un anno e mezzo in Brasile per perfezionare gli studi. Nel 2011 lascia UBS e inizia a lavorare per Citibank tra Miami e il Brasile. Nel 2016 sceglie di avviare uno studio legale a São Paolo, offrendo le proprie consulenze nell’ambito del Diritto tributario. 

Davidvalletta

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