Editoriale 01/21
La leggenda vuole che il nome “Bistrôt” sia nato a Parigi a inizio Ottocento, al tempo dell’occupazione russa. Sarebbe l’adattamento di un termine russo, bystro, che significa “rapidamente, velocemente”. Era il perentorio invito degli ufficiali dell’armata giunta da Mosca agli osti parigini. Perché tanta fretta? Era loro vietato bere alcolici e quindi non volevano correre il rischio di farsi sorprendere dai loro superiori mentre brindavano. Un bicchiere al banco, e via. Gli studi etimologici pare abbiano però smontato questa gustosa quanto fantasiosa ricostruzione. Fine del preambolo. Cosa c’entrano le bevute di baffuti ussari e cosacchi con la rivista che avete tra le mani?
Bistrôt è ispirata all’idea che ha fatto la fortuna dei locali bistrôt e cioè ristoranti od osterie senza troppi fronzoli, che propongono genuinità e che sfamano l’avventore senza troppe attese. Come dire: rapidi, ma sostanziosi. E così dovrebbe essere ogni buon giornale: tempestivo, in grado di leggere l’attualità e coglierne le tendenze, e al contempo badare ai contenuti, non pensare a troppi fronzoli estetici o patinati, ma a far capire, spiegare, connettere, cioè rendere facile, semplice, rapida la digestione di fatti, eventi, pensieri e idee.
I russi se ne andarono da Parigi dopo che Napoleone fu messo in condizione di non nuocere, e nei decenni successivi la capitale francese divenne la Ville Lumière. E i bistrôt e i café svolsero un ruolo determinante nello sviluppare quella miscela intellettuale che la rese fucina di molte avanguardie. Avremmo avuto opere immortali di letterati, pittori e scultori senza quei tavolini lungo la rue o il boulevard? Leggere il giornale, bere il caffè, guardare il mondo e la varia umanità scorrere davanti a sè, divenne un rito. Un rito per riflettere sulla società, sui nostri destini, per farsi incuriosire, per comprendere ciò che non conosciamo.
Oggi la rapidità della comunicazione ha fatto perdere un po’ di quel piacere, del privilegio del flaneur, di chi può permettersi di fermarsi a guardare il mondo seduto al tavolino di un caffè.
Bistrôt vuole essere un’occasione per recuperare questa possibilità, quella di fermarsi un momento, fosse solo per una rapida lettura o un rapido ascolto (accompagniamo ogni articolo con una breve playlist da noi creata su Spotify e ispirata dall’argomento e da un breve riassunto sul perché leggerlo), e poi guardare il mondo con una prospettiva più ricca di elementi.
Bistrôt avrà una cadenza trimestrale e troverete la rivista distribuita gratuitamente soprattutto nei locali pubblici, ma se non troverete l’edizione cartacea, potrete consultarla anche online sul sito bistrot.biz
Cosa leggerete su Bistrôt? Ci faremo ispirare da tre parole chiave: Creare, Abitare, Vivere.
Ci occuperemo perciò di quello che ruota intorno alla creazione, alla costruzione, dagli edifici alle infrastrutture - roba da ingegneri e architetti che vorremmo spiegare a tutti -, ma anche creazioni più artistiche e in generale tutto ciò che cerca di trasformare il mondo rendendolo più bello e vivibile.
E dopo aver costruito e creato cose nuove, occorre abitarle, renderle comode, adatte a noi, e perciò parleremo di quello che ruota attorno alla casa, una casa che però non si ferma sull’uscio, al portone, ma che diventa un elemento della nostra vita, che interagisce con il territorio, che riflette e connette le nostre passioni, a partire dalla tavola, dal mangiare gustoso e sano sino al bere bene. Perché creare e abitare hanno senso se servono a migliorare la qualità della vita. Se sappiamo godercene i frutti migliori.
Per concludere, non possiamo non spiegarvi che se abbiamo scelto di scrivere notizie su Creare, Abitare e Vivere è anche perché la rivista è edita da Galli Group, un gruppo imprenditoriale ben radicato nella Svizzera italiana. Le sue attività spaziano dal campo immobiliare a quello ingegneristico, dalla consulenza alla costruzione, sino a giungere all’enologia e alla ristorazione (suo il B Atelièr Bistrôt di Grono, ideale fratello della nostra rivista). Bistrôt è dunque anche il modo di comunicare una visione e una cultura del fare impresa, fondata sulla conoscenza, la curiosità, l’efficienza, ma anche la passione e l’amore per il proprio lavoro e il proprio territorio.
Ma non perdiamoci in complimenti e convenevoli, perché sentiamo già la voce dell’ussaro che è in noi ripetere: Bistro! Bistro! Veloci! Veloci! Il giornale va in stampa.