Un po' di pazienza
00
Ritrattibistrot 166 (1)
Story

L’amica ritrovata

Erano state compagne alle scuole medie, poi le strade delle loro vite si erano separate. Una era rimasta in città, l’altra si era trasferita altrove a 360 chilometri di distanza. Per oltre vent’anni non si erano più viste. Nella primavera di quest’anno si sono ritrovate per caso a 2’000 km dalle loro case nella Svizzera italiana. Fossero state in vacanza, potremmo parlare di un aneddoto curioso, ma il loro viaggio verso la Confederazione non è stato di piacere. Loro sono Alona e Tetiana, hanno con sé i loro figli e hanno lasciato i loro mariti in Ucraina. Loro sono fuggite dalla guerra. 

Le abbiamo intervistate per comprendere cosa significa vedere dissolvere da un giorno all’altro le certezze quotidiane.

Quanto siete arrivate in Svizzera?

Tetiana: “Il 24 febbraio dopo i primi bombardamenti ho deciso di prendere le mie due figlie e mia madre e abbiamo raggiunto l’Ungheria. Da là siamo venuti in aereo in Svizzera ai primi di marzo. Mio marito è rimasto in Ucraina, tutti i maschi fra i 18 e i 60 anni devono restarci per poter difendere il Paese”.

Alona: “Io invece sono arrivata in Svizzera il 2 aprile, dopo un viaggio in auto attraverso l’Europa dell’Est. Con me i miei due figli, uno di loro ha pochi mesi, mia sorella Irina e mia cognata. Anche i nostri mariti sono rimasti in Ucraina”.

 

Come avete trovato alloggio?

Tetiana: “Io conoscevo già la zona di Lugano perché ho degli amici italiani che ci vivono. Io amo molto la cultura italiana e all’università avevo studiato un po’ d’italiano, per questo riesco a parlarlo abbastanza. Ho studiato anche da traduttrice ma in Ucraina, lavoravo in un salone di bellezza. Comunque, una volontaria di nome Olga mi ha messo in contatto con Andrea Galli, dicendomi che metteva a disposizione degli alloggi per i profughi ucraini e così mi sono ritrovata a Roveredo”.

Alona: “Anch’io tramite i volontari che si occupano di noi ucraini in Svizzera, dopo una prima sistemazione di fortuna, ho trovato un alloggio a Giubiasco grazie a Galli Group. Per noi è una soluzione ottima, abbiamo spazi adeguati essendo tre famiglie con bambini”.

 

Vi conoscevate già, ma non vi vedevate da decenni. Come vi siete incontrate e vi siete riconosciute?

Tetiana: “Siamo entrambe originarie di Kryvyj Rih, una città dell’Ucraina meridionale, ed eravamo state compagne di classe alle scuole medie. Poi io avevo scelto di proseguire gli studi a Kharkiv, che si trova a est, vicino al confine con la Russia. Perciò l’ultima volta che ci siamo viste avevamo circa 12 anni e sono passati 22 anni. Dopo l’arrivo in Svizzera, un giorno Andrea mi dice di accompagnarlo a incontrare le nuove famiglie ucraine ospitate nei suoi alloggi, nel caso ci fosse bisogno di parlare ucraino o russo. Arriviamo a Giubiasco e incontriamo Irina, la sorella più giovane di Alona”.

Alona: “Io ero andata al supermercato. Quando sono rientrata abbiamo iniziato a parlare tra di noi. Ci siamo detti i nostri nomi e cognomi, da dove venivamo, e abbiamo avuto la certezza che eravamo state compagne di scuola quando eravamo adolescenti”.

 

Oltre agli affetti, cosa vi manca di più dell’Ucraina?

Tetiana: “Beh, lavoravo in un salone di bellezza e non era un problema fare una manicure o un trattamento estetico, qui invece prendersi cura del lato estetico è molto costoso”.

Alona: “A me manca solo mio marito. Ci sono le videocall, ma vorrei fossimo assieme, soprattutto per vedere crescere il nostro figlio di pochi mesi”.

 

Vi aspettavate l’attacco russo?

Tetiana: “No, non potevamo crederci. Amici dall’Europa e dall’America nei giorni e nei mesi precedenti mi chiamavano allarmati, ma cosa sta per succedere mi chiedevano. Mi sembravano esagerati. Invece…”

Alona: “Sì, è vero, era difficile credere che potesse accadere”.

 

Come immaginate il vostro futuro?

Tetiana: “È difficile. Anche se ci sarà una tregua o una pace, ci sarà comunque un Paese distrutto. Le nostre città non sono state occupate dai russi ma sono state bombardate, c’è chi ha vissuto per giorni nella metropolitana. In ogni caso, finché i mariti saranno obbligati a restare in Ucraina è difficile fare delle scelte”.

Alona: “Sì, adesso è ancora tutto troppo incerto. Mio marito lavora nel settore delle costruzioni. Anch’io ho studiato da ingegnere civile anche se poi mi sono occupata di consulting service. Alcuni settori economici sono bloccati, finché ci saranno bombardamenti è difficile pensare al futuro”.

 

Come vi state ambientando in Svizzera?

Tetiana: “L’accoglienza è stata fantastica. Abbiamo trovato persone dal cuore d’oro. Tutti si prodigano per noi. È veramente incredibile la solidarietà che abbiamo trovato”.

Alona: “Tetiana parla già italiano. Io no. Però grazie a Letizia, la sorella di Andrea, sono stati organizzati dei corsi di italiano al Bistrôt di Grono. Siamo circa una decina di famiglie ucraine della zona a partecipare”.

L’intervista si conclude. Alona si congeda, Tetiana saluta e chiama a sé la figlia più piccola: Ariana. Ha 4 anni, dei grandi occhi luccicanti e continua a ripetere il nome del pupazzo di Minnie che stringe in mano. A volte non servono grandi discorsi per sapere cos’è giusto fare, basta l’incontro con lo sguardo di un innocente.

Colonna sonora