Un po' di pazienza
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Story

Sinfonia di vini in conservatorio

Il vino del futuro ha origini antiche. Per comprendere a pieno cosa significhi questa frase occorre andare in conservatorio, non quello musicale, ma quello creato, grazie a Louis-Philippe Bovard, nella parte superiore del villaggio di Rivaz, affacciato sulle rive del Lemano.

Il Conservatorio mondiale dello Chasselas è dedicato a un vitigno che da oltre due millenni è presente nel bacino del lago, dando origine a numerose varietà. Nella parcella di 4’500 metri quadrati messa a disposizione dal Domaine Louis Bovard, sono riunite 19 storiche varietà del vitigno, ma si è lavorato soprattutto sulle cinque che un tempo erano più diffuse nel Vaud: Fendant roux, Vert de la Côte, Blanchette, Giclet e Bois rouge. Le ultime due si sono rivelate le più interessanti. Paiono meglio adattarsi ai cambiamenti climatici. Il vino del futuro nasce dunque dalla riscoperta dei vecchi vitigni.

In un territorio patrimonio mondiale dell’UNESCO, i Bovard da dieci generazioni si prendono cura di quelle viti piantate sugli scenografici terrazzamenti che sembrano una scalinata che scompare nelle acque del lago. Selezionano le uve, parcella per parcella, al fine di ottenere dei vini di grande qualità.

A raccontarci l’affascinante storia di questo vitigno e di una delle cantine che maggiormente lo interpreta è Fabio Bongulielmi, direttore del Domaine Louis Bovard.

 

44 anni ha un master in Musicologia, ha organizzato eventi culturali in Germania, ha lavorato per 5 anni al Consolato generale svizzero a New York e oltre 7 per una grande compagnia di infrastrutture elettriche. Ha già vissuto tre vite, ma la passione lo spinge a rimettersi in gioco. Così, 4 anni fa, Fabio Bongulielmi ha frequentato un programma presso la Scuola alberghiera di Losanna per potersi poi dedicare al mondo del vino. Al termine degli studi trova l’annuncio di un’agenzia, cercano un direttore commerciale, il settore non è specificato. Lui risponde. Gli chiedono se gli piace il vino. Lui sorride. Ha fatto bingo. Per lui si aprono le porte di una delle cantine più antiche delle Svizzera. Perché dal XVII secolo i Bovard hanno dedicato anima e corpo a produrre vino dai terrazzamenti di Lavaux, creati dai monaci nell’XI secolo.

 

Bongulielmi, un mondo affascinante quello che si vive a Lavaux?

“Senz’altro, il paesaggio è stupendo, patrimonio UNESCO. Ci sono secoli di storia in questi luoghi, che sfruttano i tre soli del Lavaux per maturare al meglio le uve. Il territorio è configurato in maniera tale che la viticoltura avviene praticamente tutta a mano sui terrazzamenti”.

 

Quali sono i tre soli?

“L’irraggiamento diretto, i riflessi delle acque del Lemano e l’irradiamento prodotto dai muri di pietra dei terrazzamenti, che di notte rilasciano il calore accumulato di giorno. Peraltro le diverse parcelle possono avere microclimi diversi. Anche piccole variazioni d’altitudine e di esposizione possono mutare le condizioni”.

 

Avete un grande passato da tutelare.

“Certo. Ma grazie al Domaine Louis Bovard si respira anche la voglia di guardare al futuro, continuando a migliorarsi di anno in anno.”.

 

Il Conservatorio mondiale dello Chasselas va in questa direzione?

“Sì, siamo riusciti a individuare delle tipologie di vitigno che sembrano meglio adattarsi ai mutamenti del clima: la temperatura media negli ultimi decenni è salita di circa un grado. Progressivamente inseriremo nelle nostre parcelle le nuove varietà”.

Cully Compress (1)

Com’è differenziata la vostra produzione?

“Che la fa da padrone nella regione è lo Chasselas, prodotto al 70%. Poi abbiamo 15% fra Sauvignon Blanc e Chenin Blanc, il restante 15% sono i rossi, per i quali sono stati scelti vitigni non tradizionali in zona: Merlot, Syrah e Pinot. All’incirca produciamo 100’000 bottiglie l’anno, suddivise in una quindicina di etichette”.

 

Quando avviene la vendemmia?

“Solitamente tra la fine di settembre e la fine di ottobre. Da fine agosto inizia però il monitoraggio delle uve per capirne il grado di maturazione e di conseguenza valutare il miglior periodo per la raccolta. Comunque, dalle testimonianze interne sembra che tempo fa non era inusuale vendemmiare anche a novembre, talvolta anche in mezzo alla neve”.

 

L’affinamento avviene in botte?

“Sì, tutto il nostro vino viene affinato in legno, sia nelle grandi botti, sia nelle barriques di tipo Borgogna, per le cru più pregiate,”

 

Quando bere uno Chasselas?

“Dipende. Un classico Chassleas lo si beve relativamente giovane, ma se si passa ai vini affinati in barriques possono anche invecchiare fino ad una decina d’anni o al Dézaley con un potenziale d’invecchiamento fino a oltre 30 anni.

 

Com’è andata l’annata 2020?

“È stata una buona annata. Il rendimento è stato inferiore per volumi, ma qualitativamente eccellente”.

 

Abbinamenti preferiti con lo Chasselas?

“Sul nostro sito ci sono tutta una serie di proposte di abbinamenti tra i cibi e i nostri vini. Io, per esempio, adoro un Dézaley degustato con un Gruyère di 36 mesi. Con Chasselas meno strutturati e invecchiato preferisco invece filetti di pesce di lago o una bella fondue”.

 

Come vede il futuro dello Chasselas?

“Grazie all’istituto di ricerca all’aperto creato con il Conservatorio mondiale del vitigno e grazie alle ricerche sul terreno condotte sulle 65 parcelle del Domaine, su un territorio di 13 ettari, sappiamo esattamente quali sono le viti più adattate a ogni parcella. Inoltre, facendo una raccolta delle uve separata per parcella, possiamo poi creare vini sempre più personalizzati.”

 

Una sorta di Chasselas à la carte?

“In un certo senso, sì. Oggi cerchiamo sempre più di puntare ad un lavoro parcellare per creare qualcosa di unico e personalizzato”.

Lo Chasselas, grazie al Domaine Louis Bovard, si dimostra sempre più come un vino unico e in evoluzione. Lo scenario nel quale nasce è scolpito da un millennio nelle pendici che affondano nel Lemano, ma la passione che lo nutre continua a plasmarlo e modellarlo incessantemente. Fedele alla tradizione, ma sempre sorprendente.

 

Fabio Bongulielmi
Anno di nascita: 1977
Professione: Direttore Domaine Louis Bovard

Originario del Grigioni italiano, dopo un master in Musicologia è impegnato nell’organizzazione di attività culturali in Germania e poi al Consolato generale svizzero a New York. Successivamente si occupa di pr per Swissgrid. Da due anni è manager del Domaine Louis Bovard tra le più antiche cantine del Canton Vaud.

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