Un po' di pazienza
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Story

Una sella a cinque cerchi

Il 2021 per Filippo Ganna è stato un anno memorabile. Il ciclista della Ineos Grenadiers è stato medaglia d’oro ai giochi olimpici nell’inseguimento a squadre e ha conquistato il secondo titolo consecutivo di campione del mondo a cronometro su strada. Una stagione di allori completata da un oro e un argento agli Europei su strada e un oro e un bronzo ai Mondiali su pista. Aggiungiamoci due vittorie nelle tappe del Giro d’Italia ed ecco il bottino di un campione che, a 25 anni, ha già scritto pagine importanti della storia del ciclismo contemporaneo. Il gigante del Verbano - è alto più di un metro e novanta - cresciuto sulle colline soprastanti Verbania, ha ora preso casa in Canton Ticino. 

Sulle strade della Svizzera italiana - come ci ha raccontato - ha trovato ottime strade per allenarsi e un maggiore rispetto per i ciclisti da parte di chi è al volante. L’abbiamo intervistato per capire come nello sport l’esperienza è maestra di vita e obbliga a maturare e migliorarsi a partire dai propri limiti, per riuscire a superarli con il fisico e - come ci ha spiegato - soprattutto con la mente. 

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Fra un anno cosa pensa che potrebbe vedere guardando la sua bacheca di allori? E fra dieci?

“Fra un anno spero di avere almeno una maglia gialla nel cassetto, di avere almeno avuto l’opportunità di indossarla. E poi vorrei riuscire a emergere in due corse che definiremo a inizio 2022 con il team. Fra dieci anni invece spero di aver scritto un bel pezzo di storia del ciclismo e che tanti giovani che si sono appassionati al ciclismo seguano un po’ le mie orme”.

 

È possibile fare paragoni tra i ciclisti contemporanei e quelli del passato? Se, sì, a quale assomiglia di più dal punto di vista sportivo?

“Le caratteristiche sono un po’ cambiate negli ultimi anni, è difficile fare paragoni. Non ci sono più scalatori puri, c’è un misto di chi va più forte a cronometro, in salita, in volata. Perciò, se mi devo confrontare, non vado più indietro di una decina d’anni: Tom Boonen e il caro Fabian Cancellara. Mi rispecchio lì”.

 

Nel ciclismo su pista in che percentuali contano il fisico, la tecnica e il carattere?

“Su pista l’esperienza dice che la testa fa il 100%. Il fisico conta, ma devi avere tanta testa e voglia di soffrire.”

 

Quali sono le esperienze nello sport e nella vita che le hanno insegnato di più?

“La regola è sempre la stessa: raccogli quello che semini. Più ti impegni, più ti dedichi a fare quello che ami e che ti dà da vivere, e più i frutti emergono e si fanno vedere. Quindi sì, lo sport ti dà esperienze che diventano insegnamenti in una percentuale molto alta”.

 

Lei appare come un campione dalla grande concentrazione ma anche dalla grande leggerezza, come ha trovato il giusto equilibrio?

“L’equilibrio tra la leggerezza mentale e la concentrazione non è facile, ci vogliono un po’ di anni, un po’ di delusioni. Se si sbaglia è perché si è sbagliato a fare qualcosa, a concentrarsi, a sprecare energie. Ci sono tanti pro e contro da valutare ogni volta. Da tali errori, però, trovi la grinta e soprattutto il morale per andare avanti, per superarli e per andare più forte”. 

 

La vita di un ciclista professionista è per gran parte dell’anno lontano da casa, come riesce a mantenere vivi gli affetti familiari e con gli amici?

“Sì, noi ciclisti professionisti stiamo molto tempo lontano da casa e con la famiglia e gli amici più stretti si sente l’esigenza di sentirsi spesso. Meno male che la tecnologia ci è venuta incontro con le videochiamate e le altre opportunità che ci sono ora. Così si riesce a mantenere in vita tutto, anche se ovviamente non è come vedersi di persona”.

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A vederla in sella sembra che le venga tutto facile, quando ha delle giornate no, qual è il suo approccio per superarle?

“Non è tutto facile, di giornate no ce ne sono tante. Bisogna sapere come superarle e guardare avanti. Non è facile, ma occorre avere sempre la testa sulle spalle, anche se la giornata è no, bisogna andare avanti e tornerà la giornata sì”.

 

Il ciclismo è uno sport nel quale si vince da soli e in squadra, dove a volte occorre tirare e a volte ci si giova del lavoro altrui, pensa che possa avere anche una valenza educativa?

“Nel nostro mondo non sempre si è leader e non sempre si è gregari, non so nel mondo lavorativo se possa valere lo stesso.  Di sicuro aiuta saper fare dei sacrifici e sapere sacrificarsi per il gruppo. Perché quanto più dai alla tua squadra, tanto più la tua squadra darà a te. Credo che sia un buon insegnamento che si può prendere dallo sport”.

 

Ha preso casa in Ticino, cosa apprezza della Svizzera italiana? 

“C’è molto più rispetto in Svizzera per i ciclisti, anche per allenarsi su strada. Noi dobbiamo rispettare gli automobilisti, ma posso assicurare che in Svizzera la percentuale di chi mi ha fatto un pelo con l’auto è nettamente inferiore rispetto al resto del mondo. Quindi non posso che ringraziarli. In generale è una bella palestra, con tante salite e tanti posti dove potersi allenare e i risultati cominciano a vedersi”.

Quali sono i percorsi in Ticino e in Grigioni che preferisce seguire per gli allenamenti? 

“Solitamente nei Grigioni vado a fare Giova (ascesa ripida e a tornanti che parte da San Vittore, nel Moesano, ndr) che è una delle salite che preferisco. In Ticino, poi ci sono i Monti della Gana, che ricordano il mio nome e trovo simpatico il gioco di parole”.

 

Gli appassionati cicloamatori che percorrono le strade della Mesolcina o del Ticino sono avvisati. Se verranno superati da un’elegante silhouette aerodinamica, in grado di sprigionare centinaia di watt, non si devono stupire o rabbuiare, è solo Top Ganna che sta provando il decollo.

Filippo Ganna
Anno di nascita: 1996
Professione: ciclista

Nato sulle rive del Lago Maggiore, è cresciuto a Vignone, piccolo centro sulle alture di Verbania. Figlio di Marco, canoista italiano che partecipò ai Giochi del 1984, alla pagaia paterna ha preferito i pedali. Soprannominato Top Ganna, è diventato professionista su strada dal 2017.  La sua specialità sono le prove contro il tempo. Su strada è stato medaglia di bronzo mondiale nel 2019 e d’oro nel 2020 e nel 2021. Ha inoltre vinto sei tappe nelle ultime due edizioni del Giro d’Italia (cinque delle quali a cronometro).  Su pista ha vinto la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Tokyo 2020, occasione nella quale ha contribuito a fissare il nuovo record del mondo a 3’42”032. Si è inoltre laureato quattro volte campione del mondo di inseguimento individuale, nel 2016, 2018, 2019 e 2020, specialità nella quale detiene il record europeo con con 4’01”934.

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