Un po' di pazienza
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Story

In sella con gli Emirati

Dubai e Abu Dhabi sono due esempi di città cresciute rapidamente negli ultimi anni, con edifici impressionanti, non solo per l’altezza (Dubai ospita il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo: 828 metri) ma anche per le soluzioni tecnologiche adottate. Per il futuro anche gli Emirati Arabi vogliono unire lo sviluppo urbanistico alla ricerca della sostenibilità: creazione di parchi, riserve naturali, polmoni verdi, biodiversità. Una sfida impegnativa, se si pensa che la popolazione è destinata a crescere ancora, e servirà garantire facili interconnessioni, trasporto eco-compatibile e infrastrutture tecnologiche all’avanguardia, ultraveloci, capaci di soddisfare nomadi digitali, turisti sempre più esigenti e una popolazione che desidera uno stile di vita contemporaneo. In questa direzione un ruolo importante lo sta svolgendo il ciclismo. Negli ultimi anni, sia i nuovi quartieri, sia quelli di precedente formazione, hanno visto la realizzazione di piste ciclabili. Pedalare è vista come una pratica salutare ed ecologica da incentivare. Per comunicare questo messaggio e spingere ancor più gli abitanti in sella, nel 2017 è nata la UAE Team Emirates, la prima squadra di ciclismo professionistico del Paese, che nel volgere di pochi anni è riuscita a diventare una delle più forti formazioni internazionali, creando un effetto “traino” sulla popolazione che si identifica con i successi dei colori nazionali. Per parlarci di innovazione attraverso i pedali, abbiamo intervistato il presidente e il CEO della UAE Team Emirates.

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Matar Suhail Al Yabhoiuni Al Dhaheri è un uomo d’affari che investe e dirige in numerose società ma è anche un appassionato di sport ed è il primo presidente della UAE Team Emirates.

 

Qual è stato il vostro approccio al ciclismo? 

“Pensiamo che il ciclismo debba essere per tutti: bambini, giovani, anziani, per le famiglie. È uno sport salutare che promuove uno stile di vita sano, ed è un tipo di esercizio fisico adatto a tutti”

 

Avete investito per agevolare la pratica ciclistica?

“Ad Abu Dhabi ci siamo assicurati che ci fossero tutte le strutture e tutto ciò che serve per fare del buon ciclismo, in sicurezza, ma anche offrendo occasioni di divertimenti, nel senso di godere appieno lo sport del ciclismo”.

 

Ci sono differenti percorsi?

“Sì, ad Abu Dhabi c’è tutto ciò che serve, ci sono percorsi ondulati stupendi, sia per off road, sia per ciclismo su strada”.

 

La squadra è servita per incentivare la pratica ciclistica?

“C’è grande attenzione verso il Team Emirates. Abbiamo iniziato 6/7 anni fa e stiamo continuando a crescere. Per farlo mettiamo a disposizione le migliori strutture e offriamo supporto in tutto ciò che serve a raggiungere nuovi risultati. Questo porta a promuovere la visione del ciclismo come uno sport sano”.

 

I successi sono arrivati. Il segreto?

“All’inizio i risultati non sono stati subito buoni, poi abbiamo lavorato gradualmente sul team. Oggi abbiamo raggiunto ottimi risultati, di cui siamo molto soddisfatti. Ciò è stato possibile grazie ai campioni che si sono uniti al team e all’aver investito su promettenti giovani”.

 

Se una squadra già inserita nel circuito professionistico come la ex Lampre ha potuto continuare la sua attività con i colori degli Emirati Arabi, il grande merito va a Mauro Gianetti, ex ciclista professionista, allenatore, e poi mediatore nel creare il nuovo sodalizio ciclistico sulle rive del Golfo Persico.

 

Quali sono le differenze di approccio all’innovazione tra gli Emirati e la Svizzera, e più in generale il mondo europeo, che ha riscontrato?

“Il ciclismo è un ottimo esempio per capire la mentalità con la quale si pensa all’innovazione negli Emirati. Hanno scoperto il ciclismo sei o sette anni fa, però, una volta che ne hanno capito il valore e hanno deciso di investirci, hanno accelerato. Questo è il loro tipico approccio, se una cosa nuova serve, allora deve avere la priorità. Perciò hanno investito subito su nuovi percorsi per la mobilità lenta. Perché significa promuovere la salute e il benessere e ridurre traffico e inquinamento. I nuovi quartieri residenziali nascono già con piste adatte anche ai bambini e anche quelli già esistenti vedono modifiche per ospitare le ciclabili”.

 

Quindi la squadra è venuta dopo?

“Sì, lo scopo è quello di promuovere salute e benessere attraverso la pratica sportiva. La squadra è stata una conseguenza, uno strumento che ha funzionato da vettore e amplificatore”. 

 

Quando si ottengono successi prestigiosi in poco tempo, come si riesce a continuare a motivare gli atleti a migliorarsi?

“Abbiamo l’obiettivo di essere la migliore squadra la mondo ed è importante condividere questa visione con tutto lo staff. Gli Emirati vogliono l’eccellenza in ogni cosa che fanno. Perciò ognuno di noi deve dare il meglio di sé”.

 

Cosa è cambiato nel ciclismo negli ultimi anni?

“Negli ultimi 15-20 anni è diventato uno sport globale. Prima era un fenomeno europeo con qualche statunitense e colombiano. Ora i talenti nascono in Australia, in Africa, in Cina. La bike industry ha decuplicato le vendite in dieci anni. Tour de France e Giro d’Italia sono seguiti in diretta da 190 Paesi. Certo sarà sempre più difficile trovare grandi talenti in Europa e il livello è talmente alto che anche se hai il corridore migliore al mondo devi fare delle scelte. Non può fare tutte le gare anche se potrebbe vincerle tutte”. 

Mauro Gianetti
Anno di nascita: 1964
Professione: Team Principal e CEO UAE Team Emirates

È stato ciclista professionista dal 1986 al 2002 e fu medaglia d’argento ai campionati del mondo del 1996 a Lugano (città nella quale è nato).  Nel 2017 è stato il mediatore tra l’ex team Lampre e la nuova dirigenza degli Emirati Arabi. Da allora è Team principal e CEO dell’UAE Team Emirates.

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