Una Vuelta ancora
Per avere un occhio privilegiato sul ciclismo professionistico occorre bussare alla porta di Mattia Galli. Dall’ufficio di Grono, il socio dell’agenzia WSP Worldsport Promotion SA, gestisce gli interessi di diversi atleti professionisti. Il nome più celebre è quello di Primož Roglič, attuale numero uno del ranking mondiale dell’UCI, l’Unione Ciclistica Internazionale, e vincitore per due anni di seguito della Vuelta España, uno dei tre Grandi Giri assieme al Tour de France ed al Giro d’Italia. Cosa ruota dietro a un campione? Ne abbiamo parlato con Galli.
Galli, iniziamo dalla strada, dalle gare. Qual è stata quella più emozionante?
“Potrei citarne alcune; dalla vittoria di Jan Tratnik, solito vestire i panni del gregario, nella sedicesima tappa del Giro d’Italia alla prima da professionista di Attila Valter al Giro di Ungheria, fino alla Liegi-Bastogne-Liegi, prima classica monumento di Primož. Forse però dovrei dire la tredicesima tappa della Vuelta, la cronometro del 3 novembre, con la quale si è ripreso la maglia rossa che ha poi indossato sino alla fino ha avuto un sapore particolare. Ha vinto la crono per un secondo ed è stato un momento particolarmente liberatorio per lui, perché ha scacciato i fantasmi del Tour 2020. In Francia, a settembre, aveva perso la maglia gialla proprio nell’ultima cronometro. La vittoria in Galizia ha significato poter dire: sono tornato. So ancora vincere le gare contro il tempo”.
Segue molte gare professionistiche di ciclismo?
“Durante l’anno sono presente a numerosi appuntamenti. Stare vicino agli atleti, frequentare l’ambiente, è fondamentale per il mio lavoro, per consolidare o creare rapporti e seguire le nuove generazioni. Il ciclismo è uno sport itinerante e, ritiri di squadra a parte, non esistono in genere luoghi dove i ciclisti si ritrovano quando non corrono. Ci sono i quartieri generali dei team, ma poi ognuno s’allena per conto suo dove risiede”.
Ma come si diventa agente di ciclisti professionisti?
“Occorre avere una licenza rilasciata dall’UCI, l’Unione Ciclistica Internazionale. Personalmente mi sono avvicinato alla professione perché in gioventù ho corso in bicicletta sino ai primi anni Duemila. Non sono passato al professionismo e parallelamente agli studi ho iniziato a fare l’agente per alcuni miei compagni, come Patrick Calcagni, oggi mio socio, ed altri corridori.
Tra i suoi clienti vi sono solo ciclisti?
“Prevalentemente ciclisti, sono attivo ancora parzialmente nel calcio seppure meno rispetto al passato.
C’è differenza tra i due tipi d’atleti?
“Beh, ogni atleta ha il proprio carattere con pregi e difetti. Il calcio è puramente uno sport di squadra, il ciclismo è uno sport individuale dove serve comunque la squadra per vincere. I ciclisti son generalmente forse più autonomi ed accondiscendenti”.
Oltre a Roglič, chi segue?
“Sono agente di 18 atleti. Tredici professionisti, 4 giovani categoria U23 e 1 nella MTB. Ungheresi, norvegesi, sloveni, colombiani ed anche svizzeri, a partire dal grigionese Matteo Badilatti che corre per la Groupama-FDJ. Tra i biker seguo il ticinese Filippo Colombo”.
Cosa deve offrire loro?
“L’aspetto primario è assicurare loro un contratto con una società ciclistica. Ma in realtà ci occupiamo poi di tutta una serie di aspetti mirati ad agevolare la quotidianità di un atleta. Ed anche il supporto umano e psicologico rientra nelle nostre mansioni.”
Il ciclismo professionistico è ancora attraente per gli sponsor?
“Il ciclismo, con la sua internazionalità, rimane sempre uno sport attraente per le aziende di diversi settori. Assicurazioni, telefonia, energia, banche, catene di supermercati, lotterie, servizi, ecc. Oggi poi è diventata anche un’occasione di promozione per alcuni Stati. Israele, Bahrain, Kazakistan (Astana, ndr) ed Emirati Arabi hanno squadre nel World Tour e vogliono legare la loro immagine a uno sport verde, capillare e sempre più presente nella società come il ciclismo”.
Torniamo in Svizzera, quando nascerà il prossimo Cancellara?
“Ci sono già molti giovani emergenti e promettenti, a partire da Marc Hirschi. Ha 22 anni corre per il Team Sunweb e quest’anno ha vinto una tappa al Tour e la Freccia Vallone, e si è piazzato terzo al mondiale su strada ed alla Liegi-Bastogne-Liegi. Un talento che saprà esprimersi al meglio puntando sulle grandi classiche e perché no anche nelle gare a tappe. E guarda caso è di Ittigen, lo stesso comune di Cancellara”.
Il Ticino è anche una terra di corridori da importazione
“Sì, è vero, diversi corridori, a partire da campioni come Nibali e Aru, vivono in Ticino. E non credo sia unicamente per motivi fiscali, ma anche perché la Svizzera italiana offre loro delle condizioni ottimali per poter svolgere la propria attività e una buona qualità della vita. Da quest’anno anche il campione del mondo a cronometro, Filippo Ganna, si è trasferito ad Ascona. E lo si può incrociare spesso in Mesolcina a pedalare”.
Esistono piccoli territori come la Slovenia, circa 2 milioni di abitanti, che sfornano campioni: chi ha battuto Roglič al Tour è un giovane sloveno, Pogacar. C’è un segreto?
“È una terra che ha investito e crede molto nello sport, vanta infatti atleti di primissimo livello mondiale in numerose discipline: Doncic, Dragic, Maze, Gajser, Stuhec, Prevc, solo per citarne alcuni. Nel ciclismo stanno raccogliendo i frutti di un movimento in continua crescita. Esiste poi anche un fattore emulazione, oggi gli sportivi sono sempre più dei modelli di riferimento per le giovani generazioni”.
Roglic ci riproverà con il Tour nel 2021?
“È ancora presto per stilare un programma definitivo, dipenderà inoltre da come si svolgerà la stagione, dato che vi è sempre l’incognita Covid, e dalla strategia della squadra (il Team Jumbo-Visma, ndr). Di certo, dopo un quarto posto nel 2018 ed un amaro secondo posto nel 2020, il gradino più alto del podio sugli Champs-Elysées rimane un suo obiettivo primario”.
Anche nel 2021 Galli seguirà dunque i suoi campioni nelle sfide più appassionanti del ciclismo, e chissà che un giorno, non troppo lontano, torni nei Grigioni con una maglia gialla nella valigia.
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