Un po' di pazienza
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Story

Vivere tra mandorli e ulivi

Se pensando alla Tunisia, vi viene in mente l’immagine del Sahara e delle dune, potreste anche sbagliarvi di molto. Certo, il deserto fa parte del paesaggio tunisino, ma nella parte sud. A nord, invece, le vallate sono verdi, i prati fioriti, si coltivano ulivi, mandorli e campi di grano. Il paesaggio è mediterraneo e ricorda quello della Sicilia o di altre località del Sud Europa. Invece, si è già in terra d’Africa. Un luogo dove a 70 anni si può ricominciare il secondo tempo della propria vita, lasciare i progetti da ingegnere e dedicarsi a quelli da coltivatore.

È la scelta che ha fatto Giulio Belletti, originario di Grono. Per lavoro aveva girato in lungo  e in largo il Nord Africa, l’Angola  e il Medio Oriente. Vi incontrò anche un nuovo amore. Perciò, maturata la cedola della pensione, sette anni fa, scelse di vivere tra mandorli e ulivi. L’abbiamo intervistato.

Colonna sonora

 

Dalle valli del Moesano alla campagna tunisina. Come ci è arrivato.

“Mi sono trasferito qui a 69 anni, dopo la pensione. Era il 2014. I motivi sono diversi. Due in particolare: avevo già conosciuto la realtà tunisina da diversi anni e qui vive mia moglie: Jasmine”.

 

E tra la Svizzera e la Tunisia avete scelto di vivere nella seconda.

“Amo la Svizzera, ma qui esiste un clima decisamente migliore, il costo della vita è minore. E poi i tunisini sono molto legati alla propria famiglia, al proprio clan, e non volevo privare mia moglie del suo ambiente, dei suoi dieci fratelli e sorelle. Inoltre, in un’ora e mezza o due in aereo si va da Tunisi in Svizzera. La Tunisia non è più lontana della Sicilia, della Spagna o della Grecia. Infine, oggi, con la tecnologia possiamo essere connessi con ogni parte del mondo in ogni luogo. Vivo in Tunisia, ma attraverso Internet seguo tutto quello che succede nel mio paese”.

 

La sua passione per i paesi arabi arriva però da lontano…

“Sì, per una quindicina d’anni, per lavoro, ho viaggiato molto in Medio Oriente, il Nord Africa e l’Angola, avendo modo di scoprire la bellezza dei luoghi, conoscerne le culture. Poi verso i 40 anni mi sono fermato in Svizzera, dove ho proseguito la mia attività di ingegnere. Però, a partire dal 1999, non ho smesso di frequentare anche la Tunisia”.

 

Lei è un ingegnere in pensione, ha lavorato per diversi anni per Toscano, si è occupato di cantieri e di progettazione di infrastrutture. Ora cosa progetta?

“Ho fatto dei corsi per la coltivazione dell’olivo, la potatura, uno è stato proprio sul lago di Lugano, al castello di Morcote. Poi mi sono documentato sui libri. Perciò nella nostra tenuta abbiamo piantato 4 ettari di uliveto. Sono circa 800 piante di diverse varietà: italiane, francesi, spagnole e tunisine”.

 

Avete già avviato la produzione di olio?

“Gli olivi dicono diventano maggiorenni a 35 anni. La produzione di olive inizia a essere stabile verso una decina d’anni. Insomma, siamo appena all’inizio dell’avventura. Per questo abbiamo piantato olivi a sette metri di distanza l’uno dall’altro, e in mezzo a ogni quadrato di olivi abbiamo messo un mandorlo. In questo modo, in attesa che gli ulivi diventino grandi possiamo raccogliere le mandorle. Qui sono molto utilizzate in pasticceria”.

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Quindi per ora siete a livelli di autoconsumo.

“Sì, vado in un torchio a una ventina di chilometri a spremerle. C’è ancora la macina in pietra, anche se è meccanico. L’acidità è bassissima, meno dello 0,2%”.

 

La professione d’ingegnere è ormai solo un ricordo?

“Sì. Anche se qua da fare non manca. Per esempio, abbiamo realizzato un pozzo di 93 metri che attinge 3 litri d’acqua al secondo. Serve a irrigare i campi”.

 

Esattamente in quale zona della Tunisia siete? 

“Nella parte nord, spostati verso il confine con l’Algeria. La città più vicina è Le Kef. Siamo all’interno. A circa 180-200 chilometri da Tunisi e dalla costa, a 600 metri d’altitudine”.

 

Ha imparato l’arabo?

“Diciamo che le persone che hanno fatto dal liceo in su, parlano senza problemi il francese. Poi, sì, un po’ lingua araba l’ho imparata, mi manca un po’ di lessico e riuscire a leggerlo meglio”.

 

Com’è la situazione in Tunisia. Si è letto di una sospensione di Parlamento e Governo da parte del presidente.

“Sì. Però devo dire che il presidente Kais Saied gode di un grande consenso popolare. È come se avesse fatto quello che la gente si aspettava. I prezzi aumentavano e la gente non si sentiva rappresentata, non vedeva sbocchi e voleva un cambio, una maggiore garanzia di onestà”. 

 

Allora, nessuna nostalgia di casa?

“Ero un appassionato di montagna, un cacciatore, e certamente ho bellissimi ricordi della valle. Però non rimpiango gli anni nei quali ero impegnato nella professione e anche in politica, dal Comune al Gran Consiglio. Ero in un vortice, oggi mi sento libero. E poi, quando mi manca il dibattito svizzero, basta che vada su internet. Sono un ingegnere di quelli che ha studiato ancora facendo i calcoli sul regolo, ma ormai viviamo nel villaggio globale”.

 

Belletti si congeda, non prima di averci inviato qualche scatto della sua tenuta. Verdi prati e olivi, e “mi raccomando, ecco la foto dei miei tre leoni”: sono tre bellissimi pastori tedeschi. Anche loro respirano l’aria spensierata della libertà tra il Mediterraneo e il Sahara.

 

 

Giulio Belletti
Anno di nascita: 1946
Professione: ingegnere e coltivatore

Originario di Grono, nel Grigioni italiano, dopo decenni di professione nel campo dell’ingegneria civile, sia con studio proprio sia all’intero di grandi gruppi, nel 2014, raggiunta l’età della pensione, si trasferisce in Tunisia, in una tenuta nei pressi di Le Kef, dove con la moglie Jasmine inizia a dedicarsi alla coltivazione di olivi e mandorli.

Tunisia in pillole

 

Da Annibale a Bourghiba

La Tunisia è grande circa 4 volte la Svizzera, conta oltre 11 milioni di abitanti e ha una lunga storia. Sulle coste dell’attuale Tunisia i Fenici fondarono Cartagine, che con i Barca, in particolare Annibale, diedero filo da torcere all’espansione romana. Distrutta da Scipione l’Emiliano, fu ricostruita dai Romani che fondarono diverse città lungo la costa. Passò poi dalla cristianizzazione (Sant’Agostino era originario di una città poco distante dai confini dell’attuale Tunisia) alla conquista araba. Divenne protettorato francese a fine ‘800 e ottenne l’indipendenza negli anni Cinquanta del secolo scorso, con alla guida il presidente Habib Bourghiba. 

 

L’oro liquido

Il 40% della sua superficie è occupato dal deserto del Sahara, ma gran parte del territorio restante è composta da un terreno particolarmente fertile, nel quale la coltivazione di ulivi ha trovato un luogo ideale. La coltivazione di ulivi in Tunisia risale all’ottavo secolo a.C., addirittura prima della fondazione di Cartagine. Secondo la FAO, gli uliveti occupano un terzo delle terre coltivabili tunisine (34%) e sono distribuiti omogeneamente in tutto il Paese. Infatti, la produzione di olio e derivati rappresenta il 12,3% della ricchezza proveniente dall’agricoltura e assorbe il 16% della forza lavoro impiegata dal ramo agroalimentare, dando sostentamento a oltre un milione di persone. Nonostante le modeste dimensioni, la Tunisia è il secondo produttore mondiale (dopo la Spagna) di olio di oliva, contribuendo al 12% della produzione globale. Il 75% della produzione è destinato al mercato estero e l’olio di oliva è divenuto la principale esportazione agricola del Paese, arrivando a rappresentarne il 50%. Solo nel 2020, la Tunisia ha esportato 365.000 tonnellate d’olio d’oliva.